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Le parole rimaste - Edit

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Capitolo VI | Dire in dialetto<br />

tute che Radin metteva loro in bocca scottanti temi di attualità, riassumendo e<br />

criticando – fin dove i tempi e il regime lo permettevano, e qualche volta oltre<br />

– vicende locali, regionali, ma anche nazionali. Gli argomenti più frequenti<br />

erano gli investimenti finiti male, la malasanità, le ingiustizie sociali (il fatto che<br />

“alcuni fossero sempre più uguali degli altri”, tanto per citare George Orwell),<br />

la disorganizzazione e i kafkiani labirinti della burocrazia; insomma temi concreti<br />

e vicini alle persone, soprattutto alla generazione di Rico e Poldo, un po’<br />

austriacante, che aveva esperito ben due guerre mondiali, nonché una serie di<br />

migrazioni, esodi e controesodi. Nelle loro battute, scritte nel sapido dialetto di<br />

Radin, condito da frizzi e facezie recuperati dal generoso repertorio popolare,<br />

non mancavano allusioni a vicende private, familiari, in cui si rifletteva la semplice<br />

quotidianità polese dell’epoca: qualche innocente imprecazione, un po’ di<br />

simpatica autoironia, il desiderio di giustizia, un pizzico di malinconia.<br />

Ettore Mazzieri<br />

Ettore Mazzieri (Fiume, 1920-2004) è stato uno dei personaggi-simbolo<br />

dell’italianità di Fiume, alla cui tutela e promozione dedicò energie e impegno<br />

intellettuale. Per quarant’anni fu giornalista sportivo presso «La Voce del Popolo»,<br />

un mestiere del quale fece una missione, contribuendo significativamente<br />

alla crescita e all’affermazione del quotidiano in lingua italiana.<br />

Mazzieri iniziò giovanissimo la carriera giornalistica. Cominciò a scrivere per<br />

«La Voce» e per «Panorama» dopo aver fatto le prime esperienze con «La Vedetta<br />

d’Italia». Durante la sua lunga attività di giornalista sportivo firmò servizi<br />

e commenti anche per illustri giornali italiani. I suoi reportage sportivi, caratterizzati<br />

dall’approfondimento e da competenza, si contraddistinguevano per<br />

il limpido stile all’italiana, un modo di scrivere decisamente all’avanguardia nel<br />

giornalismo jugoslavo dell’epoca.<br />

Ettore Mazzieri ha avuto sempre a cuore la questione del dialetto fiumano.<br />

Appena finita la guerra, nel 1946, creò Piero Vis’ciada e Mate Pas’cipa, due personaggi<br />

che si alternavano di settimana in settimana sulle pagine della «Voce»<br />

con un botta e risposta su argomenti che riguardavano i fatti di più saliente attualità.<br />

Da tale esperienza nacquero altre rubriche in dialetto, che affrontavano<br />

tematiche diverse. “La parola a Pepi Fritola” appariva settimanalmente nelle<br />

pagine sportive della «Voce del Popolo». La rubrica satirica “Soto la Tore”, che<br />

esprimeva l’indomito spirito dei vecchi fiumani, si poteva leggere nelle pagine<br />

della cronaca fiumana fino agli anni Settanta del secolo scorso.<br />

L’arguzia del Mazzieri e il vernacolo fiumano entrarono nelle case anche sottoforma<br />

di onde radio, dalle antenne di Radio Fiume, che trasmetteva “Tomaso<br />

ficanaso”, una rubrica della quale non ci resta purtroppo alcuna testimonianza<br />

né scritta né registrata su nastro: essa vive unicamente nella memoria di coloro<br />

che la seguivano per sentire contro chi o che cosa si sarebbero scagliati gli spas-

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