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Le parole rimaste - Edit

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Nascita e sviluppo del Gruppo nazionale italiano (1945-2008)<br />

partire dal 1963, con la nuova Costituzione federale e con l’apertura verso i gruppi<br />

nazionali, e soprattutto dopo che l’VIII Congresso del PCJ del 1964 riconobbe il<br />

ruolo di “ponte” ai gruppi nazionali 61, si assistette progressivamente al rilancio di<br />

tutti i settori di attività dell’UIIF, da quello politico a quello scolastico, dall’attività<br />

artistico-culturale all’editoria, nonché al consolidamento della sua struttura interna<br />

e all’instaurarsi di una collaborazione organica con enti culturali della nazione<br />

d’origine, l’Italia. L’apertura verso le minoranze era stata influenzata anche da un<br />

altro fattore positivo, legato alla situazione politica interna del Paese, specie dopo<br />

la crisi causata dal caso Ranković nell’estate 1966 62, che aveva riportato a galla tutti<br />

i problemi legati alla questione nazionale, in particolare la politica verso i gruppi<br />

nazionali. In tutta la Jugoslavia ebbe così inizio un periodo caratterizzato da un<br />

riesame critico delle posizioni della LCJ nei confronti delle minoranze, concretizzatosi<br />

in tutta una serie di incontri e dibattiti promossi dalle direzioni socio-politiche<br />

del paese sui problemi delle nazionalità, ed in genere sui problemi istituzionale<br />

e costituzionale (1967-1968). In Istria, la reazione alla caduta di Ranković segnò<br />

l’inizio di una fase della politica comunista contrassegnata dalle “autocritiche” dei<br />

fori politici a livello comunale, regionale e repubblicano che trattarono e ritrattarono<br />

tutti i problemi del GNI, a partire dall’applicazione dagli statuti comunali al<br />

finanziamento dell’UIIF, all’allargamento della rete scolastica ed altre tematiche<br />

ancora. Il dibattito sulla politica della LC perseguita fino allora nei confronti del<br />

GNI portò così a riconoscere deficienze, mancanze e misure non adeguate verso<br />

gli italiani, specie nel campo della tutela legislativa e della politica scolastica 63.<br />

61 “VIII Congresso LCJ. La relazione del segretario generale Tito”, in La Voce del Popolo, 8/11 /1964.<br />

62 Aleksandar Ranković, di nazionalità serba, era una delle fi gure più prestigiose della Jugoslavia<br />

socialista per i ruoli ricoperti: dal 1945 guidava i servizi segreti che egli stesso aveva organizzato<br />

durante la guerra, e nel 1963 era diventato vicepresidente della Jugoslavia, secondo solo a Tito.<br />

Nel luglio del 1966 fu privato di tutte le cariche ricoperte perché accusato di aver trasformato i<br />

servizi segreti in un apparato potente ed estraneo a qualsiasi controllo, gettando un’ombra sul<br />

processo di partecipazione politica inerente al sistema d’autogestione; il caso fu però inevitabilmente<br />

letto in chiave nazionale in quanto, essendo lui di nazionalità serba, aveva proceduto<br />

a schedare migliaia di cittadini privati, in particolare i croati (1 300 000 persone schedate) e gli<br />

albanesi; cfr. il documento della Commissione politica di partito e di stato, costituita al fi ne di<br />

indagare sull’attività di alcuni organi dei servizi segreti jugoslavi, riportato nell’articolo “Nessuno,<br />

neanche l’ente della sicurezza statale può monopolizzare il potere sottraendosi al controllo sociale”,<br />

in «La Voce del Popolo», 2 luglio 1966; cfr. l’intervento di S. Vukmanović nell’articolo<br />

“Il dibattito alla IV sessione CC LCJ”, in «La Voce del Popolo», 4-5 luglio 1966; e D. RUSSINOW,<br />

op.cit., p. 194. Specialmente negli ambienti intellettuali croati, da allora iniziò a montare la polemica<br />

anti-serba, che nel marzo del 1967 porterà alla pubblicazione della ”Dichiarazione sulla<br />

situazione e la denominazione della lingua letteraria croata”, in cui si riproponeva la separazione<br />

della lingua croata da quella serba, vedi «Vjesnik», 19 marzo 1967.<br />

63 Alla riunione della LC fi umana (ottobre 1966), si riconobbe l’errore di aver trattato diversamente<br />

luogo e luogo della regione di Fiume, ma anche Lussino e Veglia; si riconobbero le differenze<br />

tra i vari statuti comunali e la scarsa attenzione rivolta ai comunisti di nazionalità italiana: “Non<br />

basta trattare i problemi bisogna anche risolverli”, in «La Voce del Popolo», 2 ottobre 1966. <strong>Le</strong><br />

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