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Le parole rimaste - Edit

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412<br />

Capitolo IV | Dall’era del socialismo reale<br />

politica e sociale e nei confronti delle lettere – a modo proprio. Difatti, malgrado<br />

tutte le voci condividessero l’insoddisfazione per lo stato delle cose non soltanto<br />

nella società e nell’arte ma altrettanto nella politica di sinistra, quelle stesse<br />

non si attribuirono un “quadro programmatico” integrativo e comune: non<br />

si accomunarono e organizzarono in movimento. Così troveremo uno accanto<br />

l’altro – diversi eppure somiglianti – Pier Paolo Pasolini, Franco Fortini, Roberto<br />

Roversi e tanti altri artisti. Anche l’arco della tensione letteraria di Damiani è<br />

a suo modo (e – con la pubblicazione tardiva delle prime raccolte poetiche – a<br />

posteriori) senz’altro da porre in questo ambito.<br />

L’ansia investigatrice, la dissidenza etica e il marxismo critico<br />

Nel poemetto <strong>Le</strong> ali del tempo e nella silloge Appunti romani si delineano già<br />

spiccatamente i primi argomenti esemplari della complessiva poetica damianiana.<br />

A questi argomenti iniziali, articolati di preferenza attorno a temi di natura<br />

sociale, Damiani man mano ne aggiungerà di nuovi, di natura maggiormente<br />

individuale, i quali saranno spinti (assieme ai primi) dall’ansia investigatrice<br />

sempre più a fondo: fino a toccare il ‘trogloditico senso-non senso’ della<br />

vita. Ovvero la morte, che con il passare degli anni condurrà il poeta alla perplessa<br />

interrogazione del I epicedio 768 su quanto «Ebbe senso il principio / se<br />

questa è la fine?».<br />

Però prima di giungere ai risultati estremi dell’interrogazione appena riportata,<br />

se si prende in esame Proemio del 1968 da subito ci si può rendere conto che i primi<br />

passi del cammino poetico di Damiani sono ancora per un buon tratto di strada<br />

distanti (e non soltanto temporalmente) dagli inquietanti ‘vuoti evolutivi’ propri<br />

degli Epicedi del 1982, così come lo sono dal tettonico pessimismo procurato dalla<br />

disillusione esistenziale e ideologica, riversatosi negli Idilli del 1983.<br />

Con questo si è ben lontani dall’affermare che la disillusione esistenziale e<br />

ideologica, e gli stati d’animo e intellettuali ad essa connessi, non ha nessun impatto<br />

nella fisionomia della prima fase poetica, quella degli esordi. Infatti non è<br />

così. Piuttosto è che nelle prime raccolte il poeta non estremizza ancora quella<br />

disillusione a tal punto da far pericolosamente oscillare la propria carica sillogistica<br />

di intellettuale marxista, impegnato e filantropico. A onor del vero, il principio<br />

deduttivo del sillogismo non è venuto in nessun momento a cedere nelle<br />

argomentazioni poetiche di Damiani, e quindi nemmeno nella seconda fase,<br />

quella delle sillogi pubblicate negli anni Ottanta. Per cui lo si trova in ogni sua<br />

opera. È parimenti vero, però, che della carica sillogistica – nella seconda fase –<br />

l’impegno e la filantropia non hanno retto il peso della disillusione esistenziale e<br />

768 Della silloge Satire ed epicedi.

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