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Le parole rimaste - Edit

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Giacomo Scotti<br />

poesie che hanno per tema l’“odio cieco e neppure sospettato prima della catastrofe<br />

provocata dalla guerra in Jugoslavia” 487) si dispone generosamente nell’intero<br />

opus poetico scottiano.<br />

Due temi ricorrenti e motivi essenziali della poesia scottiana che interagiscono<br />

con un forte senso lirico, sono il dolore e il mare. La dolenza per “il male di<br />

vivere” che il poeta ha incontrato sulla propria strada non trova però somiglianza,<br />

ad esempio, col dolore montaliano, non si curva su quell’itinerario di dolore<br />

che intridendo la vita la priva di ogni senso: dal dolore i cui tanti frammenti rimangono<br />

insiti nella sua anima e nella sua memoria, il poeta riesce a risollevarsi<br />

e guardare avanti, senza negare fiducia anche ad un futuro improbabile. Allo<br />

stesso modo, nonostante tutto, pure nelle liriche in cui coesistono delusioni e<br />

sconfitte espletate con vena amara e dolente, Scotti non maledice, non si abbandona<br />

alla disperazione strappandosi i capelli; nell’oggettivato paesaggio interiore<br />

turbato e incrinato dalla consapevolezza che «c’è sempre in agguato uno<br />

scoglio / sotto l’acqua più quieta / c’è sempre un oscuro presagio / nella baia<br />

che sogna» 488 affiora quella filosofia compresa dal fatto che la vita va vissuta<br />

com’è, sempre e comunque. Resistendo alle “raffiche di mare”. Per un coacervo<br />

di esperienze dolorose, l’anima ingloba tante dimensioni e spesso il senso della<br />

sofferenza altrui apre alla compartecipazione. Così, ad esempio, davanti alla catastrofe<br />

della guerra in Croazia, Scotti si ritrova con il cuore gonfio di angoscia<br />

e quasi incredulo davanti alla barbarie, si pone una domanda: «Ma come si fa a<br />

vivere, mi chiedo / alla pietà negati?» 489<br />

Alla mestizia per la terra e gli affetti lontani, per un mondo dalla fisionomia<br />

stravolta, provvisoria e ambigua che offre pochi spunti alla gioia, ad un certo<br />

momento della vita, si aggiunge una pena atroce: la perdita del figlio appena<br />

ventenne, al quale nel 1980 dedica la silloge Poesie per mio figlio, vivida nelle modulazioni<br />

profonde del dolore nella tenera riviviscenza dell’universo brioso, cameratesco<br />

del figlio scomparso, immagine unica tra gli altri figli seppur ognuno<br />

unico nella propria maniera: «Ciao padre. Soltanto tu, tra i figli / me lo dicevi.<br />

Ad ogni incontro, e quasi / con ironia. Perché / non da padre mi amavi ma<br />

da amico. / Ciao padre. Talvolta mi prestavi / la tua camicia» 490. E ancora, con<br />

voce che mima il detto: «Mi parlava delle sue ragazze: / se la vedi, ti piace / diceva,<br />

come a dire / noi ci intendiamo. / Con lui ero giovane / due volte vivevo».<br />

E a maggior ragione, notando l’evidente smorzatura dell’enfatico, dell’elegiaco,<br />

come non commuoversi all’eloquio straziante del padre per un’esperien-<br />

487 Dalla postilla a Soffrendo per la Croazia, fi rmata da Alessandro Damiani.<br />

488 Da Conobbi baie quiete.<br />

489 Da Soffrendo per la Croazia.<br />

490 Da Ciao, fi glio.<br />

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