Le parole rimaste - Edit

Giusto Curto
Curto precorrono le evoluzioni sociali, mentre le loro relazioni con l’attualità
sono sempre di natura polemica.
Sebbene Curto preferisca il componimento breve di tre-quattro strofe, non
mancano i saggi di più ampio respiro e le affabulazioni diaristiche. Uno dei temi
che gli sono cari è il ritorno all’infanzia. Una delle liriche più delicate è I gatizeîni
da ma nûona [I gattini di mia nonna], resoconto mitizzato di una disubbidienza
infantile compiuta per salvare i gatizeîni, i gattini, scodellati dalla gatta della
nonna, in un gesto di panteistico rifiuto della violenza esercitata su un essere
vivente.
Le ricorrenti figure della nonna e dei focolari-monumenti spenti ritornano
nella poesia Vido i miei cameîni [Vedo i miei camini]:
Dala sufeîta mirivo quii cupi strachi
oûn vadurno dazmantagà dal tenpo
muorti viveînti ca li ruzade masa
vìgia li stile sul veîvo sapulcaro.
Quanti na vuò samanà i miei barbani
racamando i tieti da puizeîa veîva
monumeînti zgurbadi e nuò sintoûdi
da zento ca pastruocia quile tile.
Quista vizion ca ma puorta indreîo a balighi
cume ca la mieîa veîta fuoso nata geîri
vuoi cridili fi abule cuntade da ma nuona
da quista imensa veîta tanto rubada.
Vido quii cameîni ca turna veîvi
da quila zento ca ma diva veît
sento el caldo ca ma volzo l’anama
sugno ch’i vularavi ca nù sa dazmeîsio mai 985.
Essi si consolidano idealmente nel miraggio finale – dissolubile all’apparizione
del primo cenno della coscienza del sé nel presente – del ravvivamento dei
985 Vido i miei cameîni [Vedo i miei camini]: «Dalla soffi tta ammiravo quelle tegole stanche / una
sterpaglia dimenticata dal tempo / morti viventi che le rugiade uccidono / vegliano le stelle
sul vivo sepolcro. // Quanti ne hanno seminati i miei avi / ricamando i tetti di poesia viva
/ monumenti diroccati e non sentiti / da gente che imbratta quelle tele. // Questa visione
che mi porta indietro a passi / come se la mia vita fosse nata ieri / voglio credere alle fi abe
raccontate da mia nonna / di questa immensa vita tanto rubata. // Vedo quei camini che
tornano vivi / di quella gente che mi dava vita / sento il caldo che mi avvolge l’anima /
sogno di cui non vorrei svegliarmi mai».
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