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UNIVERSITÉ PARIS-SORBONNE POLEMONE L ... - e-Sorbonne

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possa essere considerata sostanzialmente corretta, il rifiuto del formalismo dialettico,<br />

coltivato indipendentemente dall'applicazione pratica dei suoi risultati, potrebbe alludere<br />

ad una polemica non necessariamente interna alla scuola academica. Come già ricordato, è<br />

il nome di Aristotele ad essere generalmente associato a una codificazione delle regole<br />

formali della dialettica; inoltre, nel contesto culturale greco tra IV e III secolo, la scuola<br />

megarica era famosa per le sue sofisticate competenze dialettiche: Diodoro Crono<br />

ricevette il soprannome de 'il dialettico' e, per quanto ci è dato di ricostruire dalle fonti,<br />

approfondì il potenziale dialettico del paradosso, attraverso l'uso del sorite e di altre<br />

strategie argomentative pensate per ridurre la posizione dell'avversario ad una<br />

contraddizione 18 . Vista dunque la vivacità dialettica del contesto filosofico al quale<br />

Polemone appartiene, il suo motto non può essere posto a colpo sicuro in relazione a un<br />

dibattito esclusivamente interno alla scuola, più di quanto non possa essere letto in<br />

relazione ad un giudizio più ampio sull'attività delle altre scuole filosofiche. Nell'ambito<br />

della presente ricerca il motto polemoniano verrà studiato in relazione al testo che lo<br />

contiene, ossia in relazione al resoconto biografico e alle sue dinamiche di costituzione. Il<br />

tema della coerenza tra il pensiero del filosofo e la sua attitudine concreta è infatti uno<br />

degli elementi ricorrenti nei resoconti biografici del periodo ellenistico e come tale diventa<br />

un indizio sul tipo di relazione intrattenuta da Polemone con il suo contesto culturale<br />

d'appartenenza.<br />

La volontà e l’esigenza storica di approfondire la nostra conoscenza dei personaggi di tale<br />

contesto ha portato da una parte a stabilire i confini delle prove testuali a nostra<br />

disposizione attraverso raccolte filologicamente accurate dei frammenti 19 e dall’altra allo<br />

sviluppo in molteplici direzioni di una prospettiva critica approfondita sui rapporti tra le<br />

dottrine di Platone e i suoi primi successori. Harold Cherniss con un breve e densisissimo<br />

scritto che riporta il testo di tre lezioni tenute a Berkeley già nell’aprile del 1942 20 , passa in<br />

rassegna i materiali testuali riguardanti la prima generazione di discepoli o associati di<br />

Platone, lasciando in conclusione uno spazio molto esiguo alla possibile influenza di<br />

dottrine esposte solo oralmente, per la ricezione e interpretazione del pensiero del maestro<br />

da parte di Speusippo, Senocrate e Aristotele, e sottolineando invece con forza l’effetto di<br />

distorsione che anche le letture dei discepoli più prossimi procurarono a tale pensiero.<br />

18 v. Sedley (1979), pp. 74-120.<br />

19 v. Isnardi Parente (1980); Isnardi Parente (1982); Taràn (1981).<br />

20 Cherniss (1945).<br />

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