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UNIVERSITÉ PARIS-SORBONNE POLEMONE L ... - e-Sorbonne

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consonanza tra il pensiero e l'attitudine pratica di chi la veicola, ovvero tra la parola e l'azione.<br />

Il noto tema platonico dell'unione di theoria e praxis determina dunque l'approccio del<br />

filosofo academico ai testi dei poeti, al loro stile, al loro modo di esprimere l'azione.<br />

L’idea che un autore non debba entrare in contraddizione con se stesso si ritrova, non per<br />

caso, nel principio ermeneutico applicato al testo dei poeti da Zenone di Cizio. Il fondatore<br />

dello stoicismo, che ebbe l'opportunità di entrare in contatto con la scuola di Polemone, ritiene<br />

che l'esegeta di Omero debba risolvere tutti i passaggi in cui il poeta sembra evocare due idee<br />

tra loro contraddittorie: « Zenone non contesta nessuno dei versi di Omero, lui che spiega e<br />

insegna insieme che il poeta ne ha scritti alcuni secondo l'opinione, gli altri secondo la verità,<br />

di modo che non si mostra in lotta con se stesso in alcuni di quelli che sembrano esser detti in<br />

opposizione (<br />

) » 314 . Si noti in particolare l'uso dell'espressione « » e<br />

la sua affinità con l'espressione del motto polemoniano « ». Il poeta che si<br />

mostra in contraddizione con se stesso è problematico per l'interpretazione; per aggirare<br />

questo inconveniente si suppone che l'attitudine del poeta rimane sempre la stessa, ovvero<br />

quella del 'maestro di verità', ma che talvolta egli veicoli un messaggio in conformità con la<br />

, talvolta in conformità con l’, come insegna anche il poema di Parmenide. Il<br />

metodo interpretativo della doppia significazione si ricollega ad Antistene, che però non<br />

l'avrebbe applicato sistematicamente, ma lo avrebbe soltanto abbozzato : « Questa<br />

osservazione, cioè che il poeta ha detto alcune cose secondo l'opinione, le altre secondo la<br />

verità, è prima di tutto di Antistene; ma lui non l'ha lavorata a fondo, mentre l'altro l'ha messa<br />

in evidenza in ogni dettaglio » 315 . In ogni caso questo tipo di testimonianza suggerisce che la<br />

pratica d'interpretazione del testo poetico interessa i filosofi di più scuole e permette di<br />

decidere questioni di rilievo 316 . Un passo di Diogene Laerzio riporta anche che ai detrattori di<br />

Antistene Zenone mostrava un saggio su Sofocle del filosofo socratico : « A chi andava<br />

dicendo di non trovarsi quasi mai d'accordo con Antistene, Zenone tirò fuori il saggio di<br />

Antistene su Sofocle e gli domandò se a suo giudizio contenesse qualcosa che fosse anche<br />

bello; siccome quello rispose che non lo sapeva, disse: “non hai allora vergogna, se egli ha<br />

scritto qualcosa di brutto, a metterlo in evidenza e farne menzione, e, se invece ha scritto<br />

qualcosa di bello, a non prenderlo neanche in considerazione e a non farne tesoro?” » 317 .<br />

314 Dion Chrysostomus, “Orat.” LIII (36) 4-5 = Zeno, SVF I 274, p. 63, 9-15 = Antisthenes, fr. 194<br />

Giannantoni, 1-7, p. 216.<br />

315 Ibidem.<br />

316 Un' ulteriore esemplificazione dell'importanza del rapporto che intercorre tra l'interpretazione di un testo<br />

poetico e la prospettiva filosofica adottata si trova nel dibattito sul presunto 'scetticismo' di Omero : v. D.L.<br />

IX, 71 : « Questa scuola (scil. quella della filosofia scettica), alcuni dicono abbia avuto inizio con Omero,<br />

poiché sullo stesso argomento, più di ogni altro, si pronuncia talvolta in un modo, talvolta in un altro, e non<br />

espone in alcun modo dottrine dogmatiche riguardo a nessuna questione ».<br />

317 D.L. VII, 19.<br />

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