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UNIVERSITÉ PARIS-SORBONNE POLEMONE L ... - e-Sorbonne

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φύσιν τέλος εἶναι τιθέμενοι τὰ κατὰ φύσιν ἀδιάφορ' εἶναι νομίζουσιν"),<br />

l'impiego della formula, come è lecito aspettarsi, è legato all'esposizione della<br />

'contraddittorietà' della dottrina stoica delle 'cose indifferenti' (ἀδιάφορa). Da qui si<br />

evince il potenziale polemico che la formula comporta, in ragione del quale<br />

probabilmente viene selezionata da Cicerone tra le molte disponibili; il potenziale<br />

polemico è confermato dalle fonti più tarde, per le quali non si tratta più di discutere<br />

la coerenza della dottrina, quanto le sue conseguenze: Proclo 518 impiega la formula,<br />

associandola agli stoici, laddove vuol costruire un'opposizione tra Socrate e coloro<br />

che separano il giusto dall'utile; il riferimento alla natura equivale nella prospettiva<br />

del neoplatonico ad una separazione dei due concetti (i vantaggi che la natura<br />

concede non coinciderebbero con la moralità) 519 e ad un conseguente allontanamento<br />

dal fondamento socratico dell'etica. Un tale risvolto dottrinale appare paradossale se<br />

si tiene presente la matrice socratica di alcuni principi fondamentali dell'etica stoica,<br />

quale ad esempio l'autosufficienza della virtù e la felicità del saggio (cfr. Off. III, 19-<br />

20). Ancora più paradossale è l'esito del tardo commentario all'Etica Nicomachea di<br />

Michele di Efeso (XII sec.) 520 , dove la formula è funzionale ad una dimostrazione in<br />

forma di sillogismo della felicità degli animali, notoriamente esclusa invece da gran<br />

parte della riflessione etica del periodo ellenistico, in quanto la felicità sarebbe<br />

esclusivo appannaggio dell'uomo, se non addirittura del saggio. Entrambi gli<br />

impieghi del resto tendono a caricare la formula delle conseguenze di un naturalismo<br />

inteso come salvaguardia dei beni materiali concessi dalla natura, dunque tendente da<br />

una parte ad articolare la distinzione tra ciò che è naturalmente vantaggioso e ciò che<br />

è morale, e dall'altra a riunire entro un medesimo orizzonte comune mondo animale e<br />

mondo umano. In entrambi i casi è perfettamente legittimo pensare che la posizione<br />

stoica finisca per essere deformata dalla prospettiva polemica.<br />

Il fondo teorico della formula e l'idea di conformità alla natura risalgono invece alle<br />

riflessioni dei primi Stoici. Zenone avrebbe scritto un trattato Peri£ tou= kata£ fu/sin<br />

bi/ou (D.L. VII, 4). Tuttavia come formulazione tecnica del telos, il fondatore dello<br />

Stoicismo avrebbe optato per to£ kat' a)reth£n zh=n (Clem.Alex. Str. II 21, 129, p.<br />

183 Stählin = SVF I 180) e/o to£ o(mologoume/nwj zh=n. La presenza o<br />

518 Proclus, In Alc., sez. 296, ll.4-17.<br />

519 Si noti la corrispondenza con la tattica argomentativa carneadea del discorso pronunciato a Roma (Cic., Rep.<br />

III, 24 ; v. p. 191 ; n. 413 ; n. 414); per cui il passo di Proclo si presenta come la versione dogmatica del tesi<br />

speculativa di Carneade.<br />

520 Michael Ephesius, In Ethica Nicomachea commentaria, p. 598, 20 G. Heylbut (ed.) = SVF III, 17.<br />

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