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UNIVERSITÉ PARIS-SORBONNE POLEMONE L ... - e-Sorbonne

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B)<br />

praecurrere". In questa precisa frase la dossografia etica presentata da Cicerone si<br />

ricongiunge al tema principale del testo, ovvero la critica del dogmatismo da un<br />

punto di vista epistemologico.<br />

– a sapiente alienum: Il modello dell'infallibilità del saggio, che affonda le<br />

sue radici nella riflessione aristotelica (v. e.g. EN 1113 a 29-33) e che attraversa<br />

trasversalmente il periodo ellenistico 424 , viene impiegato dalla tradizione scettica<br />

nel suo scontro con il dogmatismo; le pretese veritative del dogmatismo si<br />

incarnano nella figura del saggio presa come modello di perfezione e la tradizione<br />

scettica non manca di metterne in luce gli aspetti paradossali: in questo caso<br />

l'infallibilità del saggio viene impiegata per rafforzare l'incompatibilità tra due<br />

divergenti posizioni dogmatiche.<br />

– in veteres Academicos et Peripateticos: il passo si chiude sulla ripetizione<br />

dell'alternativa tra Zenone e gli academici o i peripatetici. I due indirizzi filosofici<br />

che vengono opposti agli stoici, altrove sotto il comune patrocino dell' 'Academia<br />

antica', si trovano qui scomposti in due elementi chiaramente distinti. Come già in<br />

apertura del passaggio, Aristotele e la sua scuola costituiscono una linea teorica a<br />

sè stante, eventualmente convergente con quella academica, ma in nessun modo<br />

interamente riducibile ad essa.<br />

Il frammento presenta l'ultima triade di una dossografia diaphonica, verosimilmente al fine di<br />

spiegare come l'operazione storiografica e dialettica di Antioco d'Ascalona debba essere<br />

considerata alla luce di una contesto filosofico complesso e frammentato. L'opinione sul<br />

sommo bene degli antichi, la cui paternità viene attribuita in particolar modo a Polemone, e<br />

sulla quale Aristotele e i suoi sono detti trovarsi d'accordo, viene posta in dialogo con l'uso<br />

carneadeo di una formula molto simile, anche se non identica. In primo luogo, si nota che la<br />

formula carneadea non include alcun riferimento alla virtù o al vivere in modo moralmente<br />

degno e, in secondo luogo, che la formula polemoniana stabilisce una simultaneità tra l'azione<br />

del conciliare da parte della natura e l'azione del 'fruire' da parte dell'uomo, che invece la<br />

formula carneadea separa su due piani temporali distinti (v. conciliavisset). Risulta dunque<br />

424 v. Annas (2008).<br />

201

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