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UNIVERSITÉ PARIS-SORBONNE POLEMONE L ... - e-Sorbonne

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Le altre fonti<br />

L'uso strumentale del nome di Polemone nel contesto di un'argomentazione filosofica è<br />

confermato dalle altre fonti a nostra disposizione. Nessuno dei testi pervenutici affronta il<br />

pensiero del terzo scolarca indipendentemente da una discussione polemicamente orientata<br />

della storia dell'Academia o delle posizioni etiche ad essa attribuibili. Le testimonianze<br />

provenienti dai testi di Plutarco ad esempio attestano la persistenza del dibattito intorno al<br />

concetto di to£ kata£ fu/sin come principio del discorso etico (v. T. 56, cfr. T. 43), capace<br />

di tracciare una linea di filiazione filosofica tra la scuola peripatetica e academica e lo<br />

stoicismo. Come già nell'uso carneadeo del concetto, si tratta anche in questo contesto di<br />

mettere a confronto l'etica stoica con l'etica peripatetica e academica, al fine di sottolineare<br />

le incongruenze della prima a vantaggio della seconda. L'intento polemico del testo è a tal<br />

punto evidente che l'autore non ritiene affatto necessario fornire un'esposizione completa<br />

delle posizioni etiche delle varie scuole per contestualizzare il discorso, ma si limita ad<br />

accennare brevemente ad un punto di controversia generalmente noto, usando i nomi degli<br />

scolarchi dell'Academia e del Peripato come pure icone teoriche. A partire da una<br />

prospettiva invece generalmente più simpatetica con lo stoicismo e in generale con<br />

un'istanza di tipo 'dogmatico', il nome del terzo scolarca ricopre la funzione specifica di<br />

spartiacque storico tra due fasi distinte della storia dell'Academia, che mira come noto ad<br />

inquadrare l'impostazione filosofica di Arcesilao come un'innovazione priva di continuità<br />

rispetto alla tradizione platonica precedente. È per questo che nella citazione da Crisippo il<br />

nome di Polemone, insieme a quello di Stratone per la scuola peripatetica, corrisponde ad<br />

un limite temporale che isola la tradizione academica più antica da quella più recente (v. T.<br />

57, cfr. T. 41; T. 59).<br />

L'unico testo che si discosta dagli schemi fin qui presentati è a prima vista quello di<br />

Clemente Alessandrino. Il padre della chiesa raccoglie una vastissima varietà di doxai sul<br />

telos della vita umana e fornisce per ogni esponente citato della scuola academica una<br />

diversa esplicitazione del discorso etico (v. T. 58). L'autore non intende evidentemente<br />

fornire un'impressione di uniformità della tradizione academica o stoica, nella misura in<br />

cui le divergenze di opinione degli antichi filosofi sembrano giocare a favore dell'unicità<br />

della verità della dottrina cristiana. Il diverso intento dialettico, in questo caso del tutto<br />

esterno alle dispute originatesi nel periodo ellenistico, mette dunque a disposizione una<br />

versione della storia della posizione etica dei filosofi academici alternativa (e<br />

probabilmente in opposizione) a quella fornita in origine da Antioco d'Ascalona.<br />

liii

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