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UNIVERSITÉ PARIS-SORBONNE POLEMONE L ... - e-Sorbonne

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B)<br />

lo stoicismo con coloro che rimangono esclusi dalla linea di pensiero considerata<br />

dominante nel periodo ellenistico, ovvero con quei filosofi che non prendono la<br />

natura come punto di riferimento normativo per il discorso etico, ritenuti per questo<br />

filosoficamente inferiori 548 .<br />

Cfr. Fin. IV, 40: "Nam si omnino ea neglegemus, in Aristonea vitia et peccata<br />

incidemus obliviscemurque quae virtuti ipsi principia dederimus"; Fin. IV, 43<br />

(Pyrrho; Aristo);<br />

– uti iisdem argumentis, quibus illi uterentur: cfr. Fin. III, 11: "Dicuntur ista,<br />

Cato, magnifice, inquam, sed videsne verborum gloriam tibi cum Pyrrhone et cum<br />

Aristone, qui omnia exaequant, esse communem?"; Fin. IV, 49: "Quis igitur tibi istud<br />

(scil. Bonum omne laudabile, v. Fin. III, 27) dabit praeter Pyrrhonem, Aristonem<br />

eorumve similes, quos tu non probas?"<br />

Nel passaggio in oggetto Cicerone riassume le linee dell'argomentazione che mette in dubbio i<br />

fondamenti naturalistici dell'etica stoica (cfr. Annas (2001), p. 104, n. 23). La struttura<br />

originale del discorso risale con buona probabilità ai principi della Carneadia divisio; rispetto<br />

a quest'ultima il discorso di Cicerone insiste sul presunto legame maestro-discepolo tra<br />

Zenone e Polemone per ridurre i problemi della teoria stoica a un difetto di fedeltà rispetto<br />

alla teoria dei predecessori, v. Fin. IV, 19: "qua exposita scire cupio, quae causa sit, cur Zeno<br />

ab hac antiqua constitutione desciverit"; "Fatebuntur Stoici haec omnia dicta esse praeclare,<br />

neque eam causam Zenoni desciscendi fuisse". Ne risulta che il confronto istituito da<br />

Carneade tra i peripatetici, gli stoici e i relicti, Pirrone e Aristone, volto a spingere la teoria<br />

stoica in direzione di uno o l'altro dei suoi antagonisti, si trasforma in un confronto, dove al<br />

posto dei peripatetici figura il gruppo compatto dei veteres, eventualmente giustificato dal<br />

ruolo di maestro ricoperto da Polemone. La sostituzione si accorda con l'agenda storiografica<br />

di Antioco d'Ascalona, qui impiegata da Cicerone per costruire una critica efficace dello<br />

stoicismo difeso dal personaggio di Catone. Nella sostanza la variazione introdotta da Antioco<br />

non sembra aggiungere elementi teorici di rilievo. Il terreno comune istituito tra i veteres e gli<br />

stoici al livello dei fondamenti naturalistici dell'etica si risolve in una teoria dello sviluppo<br />

548 Si tratta della categoria dei relicti, v. Introduzione, p. lxi ; p. 131, n. 323.<br />

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