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UNIVERSITÉ PARIS-SORBONNE POLEMONE L ... - e-Sorbonne

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laerziana, corredata di numerosi particolari scenici di grande effetto, come ad esempio<br />

l’accompagnamento dei flauti, le grida scomposte di Polemone per disturbare la riunione dei<br />

filosofi e la veste di porpora. Nel costruire il doppio discorso, l’autore si appoggia a una serie<br />

di approfondite descrizioni (psicologiche) dei gesti di Polemone: nel primo discorso, prima di<br />

finire nell’Academia, Polemone era solito fare irruzione in ogni porta, mentre da filosofo,<br />

smunto e malinconico, si dimentica di bere e di mangiare; nel secondo discorso invece,<br />

quando finalmente si ferma ad ascoltare le parole pronunciate nell’Academia, d’un tratto si<br />

rende conto di tutto, ha quasi una rivelazione: « come svegliandosi da un sonno profondo »;<br />

arrossisce per il pudore e infine prende una decisione ponderata su ciò che ritiene meglio per<br />

sé stesso. Il resoconto di Luciano è ricchissimo di spunti e suggestioni, che sono debitrici<br />

delle doti letterarie dell’autore. Sebbene quest’ultimo sembri conservare più di altri un<br />

rapporto circostanziato con le fonti dalle quali attinge, senza dubbio l’episodio subisce le<br />

deformazioni necessarie dell’arte satirica.<br />

L’episodio della ‘conversione’ di Polemone figura inoltre nell’epistolario tra il rinomato retore<br />

latino, Marco Cornelio Frontone (100-170 d.C circa), e il suo discepolo e amico, l’imperatore<br />

Marc’Aurelio 163 (T. 11). Il retore si confronta con il suo interlocutore sul piano retorico e<br />

menziona il nome di Polemone, « un filosofo, se non erro, atticissimo », in risposta ad un<br />

precedente riferimento di Marc’Aurelio a un retore con lo stesso nome, definito ‘ciceroniano’.<br />

Viene dunque chiesto un giudizio sulla resa stilistica della storia di Polemone nell’ambito di<br />

un discorso tenuto in Senato e si dice che molti elementi sono stati attinti dalla<br />

caratterizzazione dell’episodio fatta da Orazio. I versi di quest’ultimo sono poi richiamati a<br />

completare il riferimento a Polemone, la cui funzione in conclusione non sembra andare al di<br />

là della semplice figura retorica.<br />

Tra i primi padri della chiesa cristiana, Origene (185-254 d.C.) (T. 12) fa ricorso alla storia di<br />

Polemone per confutare una delle tesi dello scrittore anti-cristiano Celso 164 . Quest’ultimo<br />

aveva definito gli apostoli « uomini screditati », perché di umili origini, pubblicani o<br />

miserabili marinai. La risposta di Origine su questo punto consiste nel dire che non c’è niente<br />

di sconcertante nel fatto che il Cristo abbia voluto far progredire a modello di virtù delle<br />

persone di basse origini e che se si dovesse rimproverare il tipo di vita condotto in passato da<br />

coloro che poi sono radicalmente cambiati, in cima alla lista si troverebbero due depositari<br />

dell’insegnamento socratico, a cui Celso stesso probabilmente faceva riferimento: i due<br />

personaggi menzionati sono Fedone, che prima di incontrare Socrate viveva in un bordello, e<br />

Polemone, la cui dissoluta giovinezza è ormai nota. Origene dimostra nella sua opera una<br />

163 M.C. Fronto, Ad Marcum Caesarem II, 2, 5. Tr. it. in Marco Cornelio Frontone, Opere, a cura di F. Portalupi,<br />

Utet, Torino 1997. = Polemo fr. 26 Gigante.<br />

164 Origenes, Contra Celsum, I 64; III 67. tr. it. in Origene, Contro Celso, a cura di P. Ressa, Morcelliana,<br />

Brescia 2000. = Polemo frr. 27 e 28 Gigante = Senocrate Test. 53 e 50 Isnardi Parente.<br />

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