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UNIVERSITÉ PARIS-SORBONNE POLEMONE L ... - e-Sorbonne

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Senocrate e Polemone come principi? E Zenone non seguì proprio loro che ponevano la<br />

natura e ciò che è conforme con la natura come elementi della felicità? Ma questi si sono<br />

mantenuti su questi elementi, considerandoli degni di scelta, (come) dei beni e delle cose<br />

utili, e avendo aggiunto a questi la virtù, la quale si esercita facendo appropriatamente<br />

uso di ciascuno, ritenevano di completare e rifinire una vita perfetta e completa in tutte<br />

le sue parti per mezzo di essi, mostrando la conformità che è veramente appropriata e in<br />

accordo con la natura. Non causavano infatti confusione come coloro che saltano via<br />

dalla terra e vi vengono di nuovo precipitati, chiamando le stesse cose 'da prendere', ma<br />

non 'da scegliere', 'appropriate' ma non 'buone', 'inutili' ma 'vantaggiose', 'senza valore<br />

per noi', ma 'principi dei doveri', al contrario, al discorso di questi uomini<br />

corrispondeva il loro genere di vita, che si sforzavano di rendere le loro azioni<br />

appropriate e consone alle loro parole. Mentre la scuola di pensiero di quegli altri è come<br />

la donna di cui Archiloco dice che: "con una mano l'acqua, mentre con l'altra<br />

essendo maliziosa il fuoco", con alcune dottrine segue la natura, con altre la respinge; o<br />

piuttosto nei fatti e nelle azioni aderiscono alle cose secondo la natura come se fossero da<br />

scegliersi e dei beni, mentre nei vocaboli e nei discorsi le rinnegano e le insultano come<br />

indifferenti, inutili e insignificanti per la felicità.<br />

Contesto<br />

Il passo si inserisce all'interno della critica plutarchea delle dottrine stoiche a partire dall'uso<br />

del concetto di nozione comune (koinh£ e) /nnoia). Il punto di partenza del testo è l'esigenza di<br />

fornire una risposta alle critiche mosse dallo stoicismo ai filosofi academici a proposito<br />

dell'incompatibilità delle posizioni scettiche con le nozioni comuni, ovvero con quelle<br />

rappresentazioni universali comuni a tutti gli uomini, che fungono talvolta anche da assiomi<br />

della conoscenza (cfr. l'uso del termine in Galeno; Aristotele: principio di non<br />

contraddizione). Nel complesso il testo rinuncia però ad una critica frontale del concetto<br />

cardine dell'epistemologia stoica, per mostrare invece come alcuni esiti della teoria stoica, in<br />

particolare in ambito etico (e fisico) entrino in contraddizione con i principi posti. Si tratta<br />

allora di "seguire l'avversario sul suo proprio terreno", secondo la migliore tradizione<br />

academica, per cui la miglior difesa risulta essere l'attacco, ovvero una critica dall'interno<br />

della coerenza dottrinale tra principi posti e affermazioni conclusive, che costituisce di<br />

rimando una critica radicale alla legittimità dell'uso stoico del concetto di 'nozione comune', v.<br />

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