UNIVERSITÉ PARIS-SORBONNE POLEMONE L ... - e-Sorbonne

critiche ai punti più sensibili della dottrina etica stoica, si ammetterà che l'eventuale
successione dei temi trattati dipende dall'evoluzione degli argomenti dialettici. Dunque
piuttosto che cercare lo schema della presunta scansione tematica del testo si presterà
attenzione alle sue strategie argomentative. A tal proposito riportare in primo piano gli
strumenti della dialettica aristotelica così come essi vennero assimilati e rielaborati dalla
tradizione da cui Cicerone attinge è di enorme aiuto.
Per quanto riguarda le affinità tra i testi di Cicerone e i frammenti dell'opera di Ario
Didimo ci sono buoni motivi per pensare che si possano ottenere buoni risultati andando
alla ricerca di qualche traccia di ricezione della metodologia aristotelica. D.E. Hahm è
riuscito infatti a mettere in risalto la natura in un certo qual modo dialettica del testo che
abbiamo a disposizione, nonostante gli effetti visibili del processo di epitomazione e
riduzione, da lui accuratamente studiati 197 . Tra la sezione dedicata all'etica stoica (Dox. B)
e la sezione dedicata all'etica peripatetica sussistono infatti evidenti relazioni che Hahm
identifica come l'effetto di una 'strutturazione inversa' : il ruolo principiale affidato alla
teoria dell' oi)kei/wsij nell'esposizione dell'etica peripatetica sarebbe il risultato di una
prospettiva dialettica che insiste sulle possibilità di armonizzare le due dottrine. Una tale
prospettiva dialettica sarebbe visibile nella Dox. A nelle vesti di un principio storiografico
che si articola intorno ai concetti di sumfwni/a e polufwni/a. 198 Controparte del concetto
dialettico/dossografico di diafwni/a e delle sue applicazione in ambito scettico, il concetto
di polufwni/a risolve nel testo le difficoltà interpretative del pensiero di Platone: « to£ de/
ge polu/fwnon tou= Pla/twnoj . Ei)/rhtai de£ kai£ ta£ peri£ tou= te/louj
au)t%= pollaxw=j. Kai£ th£n me£n poikili/an th=j fra/sewj e)/xei dia£ to£ lo/gion kai£
megalh/goron, ei)j de£ tau)to£ kai£ su/mfwnon tou= do/gmatoj suntelei=. Tou=to d' e)sti to£
kat' a)reth£n zh=n » (49, 25- 50,5 Wachsmuth); « Pla/twn polu/fwnoj w)/n, ou)x w(/j tinej
oi)/ontai polu/docoj, pollaxw=j di$/rhtai ta)gaqo/n ». È possibile dunque che il testo
intendesse risolvere allo stesso modo anche le discrepanze tra stoici e peripatetici.
197 Hahm (1990), pp. 2935-3055.
198 Nb numerosi dubbi possono essere avanzati a proposito della provenienza delle tre dossografie A, B e C dalla mano
del medesimo autore, v. la recente discussione di Bonazzi (2011), pp. 443-446. La dossografia A si distingue
nettamente dalle altre due per stile e contenuto, tanto che la critica ne ha ipotizzato o la funzione di introduzione
(Diels (1879), contestato da Giusta (1964-1967), vol. II, pp. 140-147) o la derivazione da un'altra opera del
medesimo autore (Hahm (1990), pp. 3033-3034). Entrambe le ipotesi sono state sottoposte alla critica intransigente
di Goränsson (1995), pp. 223-225. A nostro avviso sussistono delle affinità strutturali tra la dossografia A e la
dossografia B, che permettono di stabilire un legame tra i due testi. La più evidente di queste affinità è la l'uso della I
persona nei passaggi di raccordo in entrambi i testi, che differisce dalle pratiche abituali di Stobeo e può essere
dunque attribuito all'autore dei due testi, sia esso Ario Didimo o meno. Rimangono tuttavia esigue le prove testuali a
favore di un rapporto tra le Dox. A e B e la Dox. C., l'unica espressamente riconducibile all'opera di Ario Didimo.
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