UNIVERSITÉ PARIS-SORBONNE POLEMONE L ... - e-Sorbonne

piacevolmente senza vivere anche moralmente" 433 .
Prima naturae commoda: v. Fin. V, 58: "quoniam de primis naturae commodis
satis dictum est".
I beni aggiuntivi (oltre alla virtù morale) nella concezione del sommo bene
vengono qui indicati come "prima naturae commoda". Altrove la medesima
formula si trova presentata nella formula honestas + "prima naturae", v. Fin. III,
30: "prima naturae in summis bonis", e viene esplicitamente ricondotta al
pensiero degli 'antichi', ovvero academici e peripatetici insieme, v. Fin. V, 21: "aut
prima naturae, ut antiquis, quos eosdem Academicos et Peripateticos
nominamus". Nell'ambito dell'esposizione del pensiero vetero academico e
peripatetico si trovano inoltre numerosi varianti e perifrasi di quello che
sembrerebbe almeno a prima vista il medesimo concetto: cfr. T. 39 = Luc. 131:
"...quas primas homini natura conciliet"; Ac. libri I, 22: "...quae essent prima
natura quaeque per sese expetenda, aut omnia aut maxima"; Fin. II, 33: "quae
prima data sint natura"; Fin. II, 34 = T. 42: "primis a natura datis"; "prima
naturalia". Questo tipo di locuzioni viene generalmente considerato come la
traduzione latina della locuzione greca ta£ prw=ta kata£ fu/sin, v. Madvig (1876 3 ),
pp. 815-825: Excursus IV. De primis naturae et de Carneadia divisione
sententiarum de summo bono; Reid (1885), p. 147: "a phrase widely used, with
varying sense, in the post-Aristotelian schools".
Cicerone si astiene dal definire con precisione questo concetto centrale del
dibattito etico, la cui genesi e interpretazione filosofica solleva numerose
difficoltà.
È doveroso dunque fornire preliminarmente un breve inquadramento delle
problematiche interpretative connesse al concetto di ta£ prw=ta kata£ fu/sin per
poi tentare una contestualizzazione più precisa dell'espressione "prima naturae
commoda".
Antioco d'Ascalona individuava nel concetto di ta£ prw=ta kata£ fu/sin il punto
di incontro tra la dottrina etica del Peripato e quella dell'Academia. Inoltre sulla
base dell'impiego del medesimo concetto nello stoicismo additava, seguendo una
strategia argomentativa già impiegata da Carneade, un'incoerenza all'interno della
dottrina etica stoica. Nel tentativo di valutare l'affidabilità delle ricostruzioni
433 Sen., De vita beata VII, 1: « vident et in illis qui summum bonum dixerunt quam turpi illud loco posuerint.
Itaque negant posse voluptatem a virtute diduci et aiunt nec honeste quemquam vivere ut non iucunde vivat
nec iucunde ut non honeste quoque ».
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