18.06.2013 Views

UNIVERSITÉ PARIS-SORBONNE POLEMONE L ... - e-Sorbonne

UNIVERSITÉ PARIS-SORBONNE POLEMONE L ... - e-Sorbonne

UNIVERSITÉ PARIS-SORBONNE POLEMONE L ... - e-Sorbonne

SHOW MORE
SHOW LESS

Create successful ePaper yourself

Turn your PDF publications into a flip-book with our unique Google optimized e-Paper software.

quello che poteva apparire come una sintesi, di materiali platonici e peripatetici, questo<br />

potesse essere un indizio sufficiente dell'impiego di Antioco come fonte, visto che<br />

effettivamente Antioco insisteva sull'unità sostanziale della tradizione academico-<br />

peripatetica. La tendenza espressa dall'applicazione di questo metodo in direzione<br />

dell'identificazione di una fonte unica per la composizione dei testi o di sezioni dei testi di<br />

Cicerone ha avuto inoltre come conseguenza, non solo quella di estendere oltre il<br />

verificabile l'influenza dei testi o degli insegnamenti antiochei sulla produzione<br />

ciceroniana, ma anche quello di considerare di seconda mano la maggior parte delle<br />

citazioni ciceroniane dai testi più antichi.<br />

Gli studi ciceroniani si confrontano allora da sempre con il grande paradosso, per cui il più<br />

grande mediatore della filosofia ellenistica nel mondo romano avrebbe di fatto conosciuto<br />

un numero piuttosto esiguo di testi filosofici. Il paradosso risulta insopportabile soprattutto<br />

da quando Cicerone, in epoca relativamente recente, si è liberato definitivamente della<br />

cattiva reputazione di copista che si era tentati talvolta di assegnargli. Un modo per<br />

risolvere il paradosso è quello di distinguere tra la personale cultura filosofica che<br />

Cicerone può aver acquisito tra gli scaffali della sua biblioteca o in quelle dei suoi amici e<br />

i testi da lui effettivamente impiegati nella redazione delle sue opere. Così ad esempio<br />

faceva già Giambelli (1891-1892), p. 295, che in mancanza di prove definitive dell'uso<br />

diretto da parte di Cicerone delle opere biologiche di Aristotele, verosimilmente invece<br />

assimilate da Antioco, ci tiene a precisare che, pur preferendo affidarsi, per le contingenze<br />

della scrittura, alle modalità d'impiego del testo aristotelico da parte di Antioco, Cicerone<br />

poteva comunque averne 'notizia letteraria'. Il rapporto di Cicerone con il testo aristotelico<br />

è in un certo senso al cuore del paradosso. Le cose sono relativamente più semplici infatti<br />

nel caso di Platone: la qualità e l'abbondanza della citazione ciceroniana del testo<br />

platonico permettono infatti di affermare con una certa ragionevolezza che Cicerone aveva<br />

diretto accesso a una molteplicità di testi platonici 71 . Questa convinzione viene inoltre<br />

rafforzata dal fatto che Cicerone si è impegnato direttamente nella traduzione latina del<br />

testo del Timeo e probabilmente anche del Protagora 72 ; il caso del testo aristotelico è<br />

71 v. De Graff (1940), 143-153;<br />

72 Non è da escludersi che le due traduzioni, come anche quella dell'Economico di Senofonte, non fossero destinate ad<br />

una circolazione pubblica, ma venissero effettuate per scopi di studio privato, v. Hirzel (1895), p. 457-458, n. 1.<br />

Ampiamente dibattuta è la questione sulla qualità del lavoro di traduzione ciceroniano. Lo studio di Poncelet (1957),<br />

tende ad esempio sottolineare i limiti intrinseci delle scelte di traduzione di Cicerone e le carenze della lingua latina<br />

nel trasporre le strutture linguistiche e la specificità concettuale di quella greca. Maggiormente simpatetiche rispetto<br />

agli sforzi fatti da Cicerone nell'elaborazione di un linguaggio filosofico adeguato sono invece le conclusioni di<br />

Moreschini (1979) e Lambardi (1982). Su questa seconda linea d'indagine Lévy (1992b), p. 93 ss. pone l'accento<br />

xxx

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!