UNIVERSITÉ PARIS-SORBONNE POLEMONE L ... - e-Sorbonne

l'alternativa verbis – re: divergenza verbale vs divergenza sul fondo delle cose.
Cfr. Fin. IV, 2: "non verbis Stoicos a Peripateticis, sed universa re et tota
sententia dissidere"; Tusc. V, 120: (Carneade a proposito della disputa tra stoici e
peripatetici) "cum ea re, non verbis ponderarentur, causam esse dissidendi
negabat"; Fin. IV, 72: "videsne...Zenonem tuum cum Aristone verbis concinere, re
dissidere, cum Aristotele et illi re consentire, verbis discrepare?"; ND I, 16:
"Antiocho enim Stoici cum Peripateticis re concinere videntur, verbis discrepare";
Fin. III, 41: "has sententias eorum philosophorum re inter se magis quam verbis
dissidere"; De fato 44: "ex quo facile intellectu est...verbis eos, non re dissidere";
Leg. I, 54: "probe...sentires, si re ac non verbis dissiderent"; Leg. I, 55: "ex hac
autem non rerum, sed verborum discordia controversia est nata de finibus"; Luc.
132: "de qua (definitione summi boni) qui dissident, de omni vitae ratione
dissident." – La riduzione di opposizioni dottrinali a divergenze puramente verbali
fa parte dell'arsenale argomentativo academico (v. supra nota 1), da cui Antioco e
Cicerone possono attingere direttamente per fini che non sono probabilmente più
soltanto dialettici. Stabilire l'accordo 'sul fondo delle cose', infatti, costituisce il
punto di partenza per una nuova geografia storiografica, che ripensa l'identità
indipendente di una scuola filosofica, come ad esempio quella stoica, come una
(inutile) deviazione da una tradizione precedente, auterovole e ben stabilita. Cfr.
Tusc. I, 55: "Licet concurrant omnes plebeii philosophi (sic enim ii, qui a Platone
et Socrate et ab ea familia dissident, appellandi videntur), non modo nihil
umquam tam eleganter explicabunt..." - attraverso il concetto di deviazione si
pone ipso facto un principio di unitarietà della tradizione, rispetto alla quale si
manifestano le varie più o meno legittime diramazioni. Il contrario della
dissidentia è infatti l'affiliazione a una tradizione condivisa, come si vede da Off.
I, 2: "nostra legens non multum a Peripateticis dissidentia quoniam utrique (sc.
Academici e Peripatetici) socratici et platonici volumus esse".
Parimenti rilevante è il caso della dissidentia interna ad una singola scuola
filosofica, v. Ac. libri. I, 34 : il caso di Stratone all'interno della scuola
peripatetica; Fin. IV, 72: il caso di Aristone nella scuola stoica; non esente da
connotazioni negative viene identificata come un fattore di debolezza dottrinale,
(v. Luc. 143: "aut cur cogimur eos sequi qui inter se dissident?") impiegato da
Cicerone per sminuire le pretese veritative delle istanze dogmatiche (cfr. Runia
(1989), p. 31).
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