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UNIVERSITÉ PARIS-SORBONNE POLEMONE L ... - e-Sorbonne

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contenta est"; Fin. V, 81: "...si ista mala sunt, in quae potest incidere sapiens,<br />

sapientem esse non esse ad beate vivendum satis. Immo vero, inquit, ad beatissime<br />

vivendum parum est, ad beate vero satis".<br />

La frase esprime una versione del principio dell'autarchia della virtù, per cui esiste un<br />

interessantissimo parallelo nella formula del telos attribuita a Polemone nel testo di<br />

Clemente Alessandrino, cfr. T. 58 = Clemens Alex., Str. II, 22, 133, p. 186 Stählin :<br />

"δίχα δὲ καὶ τῶν σωματικῶν καὶ τῶν ἐκτὸς τὴν ἀρετὴν αὐτάρκη πρὸς<br />

εὐδαιμονίαν εἶναι". virtute una praeditus può essere messo in relazione con il<br />

concetto greco di ἀρετὴ αὐτάρκη, per quanto in realtà la versione latina del concetto<br />

venga resa più precisamente dalle due espressioni abbondantemente presenti nel V<br />

libro sia del De finibus sia delle Tusculanae disputationes : "virtutem ad beate<br />

vivendum se ipsa esse contentam" (Tusc. V, 18); "ad beate vivendum satis esse<br />

virtutem" (idem). L'uso di praeditus sembra coincidere con un tentativo di conciliare<br />

il principio dell'autarchia della virtù e una concezione cumulativa della felicità,<br />

secondo la quale la virtù fa parte dei 'rifornimenti' di cui l'uomo può disporre. La<br />

concezione stoica dell'autarchia della virtù si basa invece su una concezione assoluta<br />

della felicità, secondo la quale la virtù è l'unico principio causale della felicità, una<br />

capacità del soggetto, piuttosto che un prodotto esterno al soggetto.<br />

È importante sottolineare che sia la testimonianza greca di Clemente Alessandrino sia<br />

i testi latini di Cicerone attribuiscono a Polemone il principio per cui la virtù è<br />

'autosufficiente' nel garantire la vita felice, indipendentemente dall'apporto di altri<br />

beni. Nel testo di Clemente Alessandrino le altre categorie dei beni contemplate<br />

riprendono la nomenclatura di origine aristotelica ta£ swmatika£ (a)gaqa/) e ta£ e)kto£j<br />

(a)gaqa/), dove il sostantivo a)gaqa/ rimane tuttavia implicito, mentre in questo<br />

passaggio di Cicerone vengono genericamente designate come 'cetera'. Dichiarando<br />

la virtù 'autosufficiente' le altre categorie di beni non risultano tuttavia escluse<br />

dall'ambito dell'etica. Il loro statuto non viene radicalmente messo in discussione<br />

come nel caso dell'etica stoica. Lo scopo del principio dell'autosufficienza della virtù<br />

in questo contesto è infatti quello di definire la preminenza della virtù morale rispetto<br />

alle altre categorie di beni ad essa subordinate nell'ambito della vita felice,<br />

sottolineando allo stesso tempo la compatibilità di tale preminenza con l'accettazione<br />

del contributo potenziale di altre cose riconosciute come beni.<br />

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