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UNIVERSITÉ PARIS-SORBONNE POLEMONE L ... - e-Sorbonne

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una riscrittura stoica e crisippea delle posizioni avversarie (v. Lévy (1999), p. 38).<br />

Lo stoicismo avrebbe così tentato con successo di imporre alle altre istanze<br />

filosofiche il proprio linguaggio. Ovvero, per indicare la presenza nella teoria<br />

peripatetica di una serie di beni che esulano dalla virtù sarebbe stata impiegata la<br />

terminologia stoica ta£ prw=ta kata£ fu/sin, evitando così l'uso di locuzioni come<br />

'ta£ swmatika£ (a)gaqa/)' o 'ta£ e)kto£j (a)gaqa/)' che contravvengono di per sé al<br />

principio stoico che la virtù è l'unico bene.<br />

Ritengo tuttavia non del tutto improbabile che una fomula di questo tipo venisse<br />

spontaneamente impiegata dal Peripato negli scontri polemici con lo stoicismo e<br />

in particolare con Crisippo. Esigenze di confronto avrebbero potuto stimolare una<br />

maggiore uniformità di linguaggio, affinché le rispettive specificità dottrinali<br />

risultassero chiaramente esplicitate.<br />

In tal modo Carneade avrebbe potuto selezionare uno dei due elementi della<br />

formula per argomentare dialetticamente contro gli stoici (v. T. 39 = Luc. 131-<br />

132: frui rebus is quas primas natura conciliavisset). Una delle grandi<br />

provocazioni del filosofo academico consiste nell'affermare che il disaccordo tra<br />

stoici e peripatetici è di tipo meramente verbale 448 e la sua divisio fondata sulle<br />

premesse naturalistiche dell'etica aveva verosimilmente come scopo quello di<br />

forzare lo stoicismo in direzione di una formula del telos composita come quella<br />

dei peripatetici 449 . Carneade avrebbe così tratto vantaggio dal fatto che nello<br />

scontro dottrinale il vocabolario delle due scuole poteva essersi almeno<br />

parzialmente uniformato.<br />

Esistono inoltre, come già accennato sopra, altre attestazioni dell'uso del concetto<br />

di ta£ prw=ta kata£ fu/sin nella tradizione 'peripatetica', v. l'epitome cosidetta di<br />

[Ario Didimo] in Giovanni Stobeo: (Ecl. II, 7, 3 g, pp. 51-52 Wachsmuth – Dox.<br />

A) " δ' ὑποτίθεται τῆς ἐφέσεως τῶν ἀνθρωπίνων ὀρέξεων τρεῖς,<br />

τὸν τοῦ καλοῦ, τοῦ συμφέροντος, τοῦ ἡδέος. μὲν οὖν ἐστιν ἀρετὴ καὶ<br />

τὸ μέτοχον τῆς ἀρετῆς, ὥσπερ αὐτὸς ὁ σπουδαῖος, καὶ τὸ ἀπ' ἀρετῆς ἔργον·<br />

448 v. Cic., Fin. III, 41; Tusc. V, 120. Carneade poteva denunciare la sottile differenza verbale ad esempio tra la<br />

categoria stoica delle 'cose scelte' ( prohgme/na / proposita ) e la lista peripatetica dei beni tripartiti.<br />

449 Per le premesse naturalistiche della divisio di Carneade v. Fin. V, 17: « constitit autem fere inter omnes, id,<br />

in quo prudentia versaretur et quod assequi vellet, aptum et accomodatum naturae esse oportere et tale ut<br />

ipsum per se invitaret et alliceret appetitum animi, quem o(rmh/n Graeci vocant. Quid autem sit quod ita<br />

moveat itaque a natura in primo ortu appetatur, non constat, deque eo est inter philosophos, cum summum<br />

bonum exquiritur, omnis dissensio ».<br />

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