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UNIVERSITÉ PARIS-SORBONNE POLEMONE L ... - e-Sorbonne

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Quando l'esposizione giunge al tema di dibattito principale, ovvero la questione de summo<br />

bono, Cicerone allora è già riusciuto a portare il lettore in una prospettiva ermeneutica<br />

secondo la quale la dottrina stoica deve essere esaminata nel suo rapporto di filiazione rispetto<br />

alla dottrina degli 'antichi filosofi'. Trattasi però non di filiazione intesa in modo neutro, ma di<br />

filiazione 'disobeddiente', come quella di un figlio ingiustificatamente ribelle (v. "a parentibus<br />

dissentiret", Fin. IV, 14). La dissensio (cfr. Ac. libri I, 42; Tusc. V, 11) in questo caso si<br />

manifesta per Cicerone nella forma di una imperdonabile negligenza nell'espressione<br />

linguistica e come ricerca di una originalità non necessaria. Dietro il (presunto) novum<br />

dottrinale degli stoici, Cicerone intende mostrare un novum puramente terminologico, che si<br />

concretizza nel massiccio e criticabile ricorso ai neologismi (Fin. III, 5: "quamquam ex<br />

omnibus philosophis Stoici plurima novaverunt Zenoque, eorum princeps, non tam rerum<br />

inventor fuit quam verborum novorum"; Fin. IV, 7: "nova verba fingunt, deserunt usitata") 517 .<br />

Commento:<br />

A)<br />

- Superiores : il gruppo di filosofi menzionato in Fin. IV, 3 (T. 43).<br />

- "secundum naturam vivere summum bonum esse" – formula del fine (v.<br />

Arnim (1931), pp. 1-16).<br />

Summum bonum = teliko£n a)gaqo/n.<br />

Secundum naturam vivere = to£ kata£ fu/sin zh=n to£ zh=n kata£ fu/sin.<br />

La formula si trova attestata in greco nell'ambito dell'esposizione della dottrina etica<br />

stoica. Essa contiene un riferimento ampio ad una dimensione naturale, passibile di<br />

molteplici interpretazioni. Tale ampiezza di riferimento si vede sfruttata nelle fonti in<br />

opposizione allo stoicismo per mettere in luce un fondo problematico di dottrina: in<br />

Plutarco (Comm. Not. 1060 e7: "οἱ δ' οὐχ οὕτως λέγουσιν, ἀλλὰ τὸ ζῆν κατὰ<br />

primariamente stilistico (asperitatem fugiens...nec acerbitatem sententiarum ne disserendi spinas...in altero<br />

genere mitior, il altero illustrior...).<br />

517 v. le osservazioni di Lévy (1992b), sulla posizione di Cicerone rispetto all'uso di 'nomi nuovi'. La ricerca di<br />

una terminologia filosofica quanto più vicina all'uso comune del linguaggio si pone in linea di continuità<br />

rispetto a Platone (v. Crat. 439 b).<br />

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