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UNIVERSITÉ PARIS-SORBONNE POLEMONE L ... - e-Sorbonne

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ammirazione da parte di [Ario Didimo] 120 , autore a sua volta di una celebre opera, a noi<br />

frammentariamente nota tramite l'antologia di Giovanni Stobeo.<br />

La ricezione dell'opera di Giusta 121 tuttavia si è scontrata con una nuova tendenza critica,<br />

pronta a mostrare una certa diffidenza rispetto ai risultati ottenuti dal metodo di Diels. In<br />

particolare la critica non ha ritenuto convincenti le prove offerte da Giusta a favore<br />

dell'identità strutturale dei testi. Le ricerche recenti sulla dossografia hanno di fatto<br />

denunciato i limiti dell'ipotesi di una fonte unica e contestato radicalmente il metodo della<br />

Quellenforschung, nella misura in cui essa applica alla tradizione di un genere letterario,<br />

composto da più testi di più autori, lo stesso approccio 'meccanico' applicato in filologia<br />

alla tradizione manoscritta di un singolo testo. Se è vero che la tradizione di ogni singolo<br />

testo che ci sia parvenuto dal mondo antico è avvenuta (più o meno) meccanicamente per<br />

copia diretta, niente ci permette di pensare che lo stesso sia avvenuto nella tradizione<br />

antica di un genere letterario per quanto marginale e ad uso per così dire 'scolastico'.<br />

Gli studi di J. Mansfeld oggi in questo campo insistono invece sul fatto che le strutture<br />

espositive caratteristiche del genere dossografico (diaereseis) affondano le loro radici nei<br />

principi della dialettica aristotelica 122 . Già Giusta aveva ritenuto opportuno studiare la<br />

struttura dei testi in relazione alle categorie aristoteliche, legando saldamente il genere<br />

dossografico alla tradizione peripatetica 123 . Aristotele fornisce infatti una serie di istruzioni<br />

funzionali alla discussione delle questioni fondamentali di ogni disciplina e queste<br />

sembrano determinare in larga misura la struttura della discussione tradizionale, in<br />

particolare, nell'ambito di una trattazione 'scolastica'. L'organizzazione sistematica della<br />

trattazione forniva allora una griglia orientativa affinché lo studente/lettore potesse<br />

120 L'identità storica dell'autore noto come 'Ario Didimo' rimane controversa. Dopo esser stato a lungo identificato con<br />

Ario di Alessandria, filosofo alla corte di Augusto (70/75 a.C circa), la sua identità e la plausibilità del suo nome<br />

sono state messe radicalmente in questione da Göransson (1995), pp. 182-226. Risposte piuttosto persuasive al<br />

criticismo di Göransson, possono essere reperite in Mansfeld / Runia (1996), p. 241; rimangono dunque ancora<br />

almeno parzialmente validi gli argomenti di Hahm (1990), pp. 3035-3047; in ragione della particolare prospettiva di<br />

Dox. A e Dox. C, particolarmente controversa rimane l'identificazione di Ario Didimo con il filosofo Ario che figura<br />

nella lista aggiuntiva di filosofi stoici nel testo di Diogene Laerzio VII (Par. gr. 1759 e alcuni dei suoi discendenti),<br />

v. Glucker (1979), pp. 349-350. Importanti considerazioni onomastiche che associano entrambi i nomi di Ario<br />

Didimo con l'Egitto e Alessandria si trovano in J.N. Bremmer (1998), pp. 156-160. Al personaggio di Ario Didimo<br />

viene attribuita esplicitamente dal testo la sezione sull'etica peripatetica (Dox. C). La possibilità invece di attribuire<br />

la Dox. A e la Dox. B ad Ario Didimo rimane soggetta a forti dubbi.<br />

121 v. Moraux (1973), vol. I, pp. 264 ss; Kerferd (1967), pp. 156-158; Kerferd (1971), pp. 371-373; Boyancé (1967), pp.<br />

246-249; Joly (1966). pp. 289-290.<br />

122 Mansfeld (1986b), pp. 23-59; Mansfeld (1989a), pp. 311-342; Mansfeld (1990), pp. 3056-3229; Mansfeld (1992),<br />

pp. 61-111.<br />

123 Giusta (1964-1967), vol. II, pp. 9-17 e ss.<br />

lvii

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