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UNIVERSITÉ PARIS-SORBONNE POLEMONE L ... - e-Sorbonne

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iferimento, ovvero l'esposizione completa degli argomenti scettico-academici nei<br />

testi di Clitomaco.<br />

– cum Polemonem audisset – cfr. Ac. libri I, 35 = T. 41 [Polemo fr. 89<br />

Gigante] : "iam Polemonem audiverant adsidue Zeno et Arcesilas". L'espressione<br />

indica un rapporto discepolo – maestro (cfr. De orat. I, 45; Div. I, 46). Cfr. D.L.<br />

VII, 1; VII, 4. La centralità della dinamica dell'ascolto, piuttosto che quella<br />

dell'apprendimento e ripetizione di nozioni (maqhth/j), nella caratterizzazione del<br />

rapporto discepolo-maestro, mantenuta del resto nella letteratura cosiddetta<br />

dossografica, sembrerebbe alludere al margine di autonomia e alla scarsa<br />

gerarchizzazione dei rapporti intrattenuti all'interno di alcune scuole filosofiche<br />

del mondo greco. La cronologia della formazione di Zenone è notoriamente molto<br />

problematica. Tuttavia l'attestazione di una fase 'academica' della formazione di<br />

Zenone appare ben consolidata: oltre ad essere legata alla storiografia antiochea,<br />

sembrerebbe risalire fino un certo Timocrate; le due tradizioni sembrerebbero<br />

indipendenti nella misura in cui la seconda sembra dare maggiore importanza al<br />

ruolo di Senocrate, piuttosto che a quello di Polemone nella formazione di<br />

Zenone 510 . Sembrerebbe dunque verosimile che Zenone ascoltasse le lezioni di<br />

Polemone "in una fase di crescente maturità intellettuale" (Alesse (2000), p. 79,<br />

cfr. T. 31), eventualmente anche quando aveva già cominciato a riunire intorno a<br />

sè dei discepoli (Alesse (2000), pp. 103-104). Si stabilisce qui un legame fattuale<br />

e storico tra la scuola academica e la scuola stoica, che di per sé giustifica<br />

l'aggiunta degli academici al quadro di convergenza dottrinale che in Carneade,<br />

per forza di cose, comprendeva solo i peripatetici.<br />

– ab eo ipso et a superioribus dissideret – cfr. Ac. libri I, 42: "in his fere<br />

commutatio constiti omnis dissensioque Zenonis a superioribus"; Fin. IV, 58:<br />

"num igitur dubium est, quin, si in re ipsa nihil peccatur a superioribus, verbis illi<br />

commodius utantur?" La 'deviazione' espressa dal verbo dissidere, come anche<br />

l'idea veicolata dai sostantivi dissensio, discordia, discrepantia, costituisce una<br />

categoria storiografica fondamentale nei testi ciceroniani, ovvero nella letteratura<br />

su cui questi testi si appoggiano – dissidere: "porsi" o "sedere a parte",<br />

"separarsi", "divergere"; il verbo viene impiegato da Cicerone in quei contesti<br />

dove si tratta di determinare la natura di una divergenza filosofica secondo<br />

510 Cfr. anche Numenius ap. Eusebius, Praep. Evang. XIV 5, 11 = SVF I, 11.<br />

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