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UNIVERSITÉ PARIS-SORBONNE POLEMONE L ... - e-Sorbonne

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affermato nel testo, risulta evidente qualora si noti che tanto nella produzione platonica<br />

quanto in quella ciceroniana alla discussione degli ordinamenti politici segue una riflessione<br />

sull'apparato legislativo 356 . Tuttavia il contenuto del testo ciceroniano non ricalca quello<br />

platonico 357 , ma è piuttosto alla ricerca di soluzioni teoriche, che si rivelino adeguate a<br />

colmare le lacune di sistematizzazione giuridica del suo contesto di appartenenza 358 . Contro il<br />

relativismo sofistico di chi ritiene il diritto un limite artificiale derivante dalle opinioni che<br />

ogni popolo ha di ciò che è giusto e ciò che non lo è 359 , Cicerone fonda la sua discussione su<br />

un concetto forte di legge naturale, fondamento del diritto e garante della società umana. Le<br />

origini del diritto vengono dunque tracciate all'interno delle 'doti naturali', intese come 'doni<br />

della natura', corredo di tutti gli uomini in quanto uomini. Così come il discorso etico nel<br />

periodo ellenistico prende le mosse dalle caratteristiche naturali della vita dell'uomo, anche il<br />

discorso sui fondamenti giuridici cerca la sua origine nell'ambito della natura, v. I, 17:<br />

"natura enim iuris explicansa nobis est, eaque ab hominis repetenda natura". Si tratta, come<br />

noto, di un ribaltamento della prospettiva sofistica, propria tra gli altri anche di Antistene 360 ,<br />

per cui ciò che è kata£ no/mon viene concepito in una relazione oppositiva rispetto a ciò che è<br />

kata£ fu/sin 361 . Cercando il fondamento del diritto nell'ordine naturale, l'opposizione viene<br />

invece radicalmente contestata, ovvero le normative concordate dagli uomini vengono lette in<br />

continuità e non in contrasto con la normatività naturale, con la conseguenza che tutto ciò che<br />

si colloca in contrasto con la legge e con il diritto finisce per essere escluso dall'ambito del<br />

'naturale' ed esser qualificato come 'degenerato' o 'corrotto'. Questa linea di pensiero risulta<br />

perfettamente compatibile con la critica antisofistica di Platone, tanto che gli interpreti<br />

contemporanei rintracciano una chiara prefigurazione del concetto di 'natura' come<br />

fondamento del diritto nel corpus platonico 362 ; Permangono tuttavia anche nel testo platonico<br />

356 v. Leg. I, 15: (Atticus loquitur) "Atqui, si quaeris ego exspectem, quoniam scriptum est a te de optimo rei<br />

publicae statu, consequens esse videtur ut scribas tu idem de legibus: sic enim fecisse video Platonem illum<br />

tuum, quem tu admiraris, quem omnibus anteponis, quem maxime diligis". v. Zoll (1964), pp. 21 ss. ; Douglas<br />

(1962), pp. 41-51.<br />

357 v. Hirzel (1895), p. 473-475.<br />

358 v. Dyck (1996).<br />

359 La tesi del relativismo giuridico veniva esposta già nel testo del De re publica ; contro di essa Cicerone si<br />

pronuncia già nel De inventione e più esplicitamente nel contesto del De legibus: v. Leg. I, 45: "Haec (scil.<br />

ius et iniuria) autem in opinione existimare, non in natura posita, dementis est. Nam nec arboris nec equi<br />

virtus quae dicitur (in quo abutimur nomine) in opinione posita est, sed in natura. Quod si ita est, honesta<br />

quoque et turpia natura diiudicanda sunt" ; cfr. De inv. II, 160-161: "Natura ius est quod non opinio genuit,<br />

sed quaedam in natura vis inseuit, ut religionem, pietatem, gratiam, vindicationem, observatiam, veritatem".<br />

360 v. Antisthenes fr. V A 179 Giannantoni = Philod. De pietate 7a, 3-8: «...p]ar' (Antisqe/nei d' e(n me£n [t]<br />

fusik= le/getai to£ kata£ no/mon ei)=nai pollou£j qeou£j kata£ de£ fu/sin e(na.»; v. Diogenes fr. ??= D.L. VI, 71:<br />

«de/on ou)=n a)nti£ tw=n a)xrh/stwn po/nwn tou£j kata£ fu/sin e)lome/nouj zh=n eu)daimo/nwj, para£ th£n a)/noian<br />

kakodaimonou=si (…) mhde£n ou(/tw toi=j kata£ no/mon w(j toi=j kata£ fu/sin didouj:». v. Brancacci (1985-<br />

1986), pp.218-230; Goulet-Cazé (1993), pp. 133, 143-145;<br />

361 v. Heinimann (1972), pp. 110-162.<br />

362 v. Plato, 890 d 5-8: "τῷ παλαιῷ νόμῳ ἐπίκουρον γίγνεσθαι λόγῳ ὡς εἰσὶν θεοὶ καὶ ὅσα νυνδὴ διῆλθες σύ,<br />

καὶ δὴ καὶ νόμῳ αὐτῷ βοηθῆσαι καὶ τέχνῃ, ὡς ἐστὸν φύσει ἢ φύσεως οὐχ ἧττον,<br />

εἴπερ νοῦ γέ ἐστιν<br />

γεννήματα κατὰ λόγον ὀρθόν, ὃν σύ τε λέγειν μοι φαίνῃ καὶ ἐγώ σοι πιστεύω τὰ νῦν"; Nella prima parte<br />

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