UNIVERSITÉ PARIS-SORBONNE POLEMONE L ... - e-Sorbonne

come un terreno saldo 'in potestate sapientis' v. Fin. IV, 17 : "Ex quo magnitudo
quoque animi exsistebat, qua facile posset repugnari obsistique fortunae, quod
maximae res essent in potestate sapientis", dove nel contesto dell'esposizione dei
fondamenti naturalistici dell'etica (constitutio prima naturae: Fin. IV 15, v. T. 44)
degli antichi academici e peripatetici, la megaloyuxi/a, inquadrata nel percorso di
naturale perfezionamento delle virtù dell'uomo, viene presentata come la capacità di
affrontare le vicissitudini della fortuna, in conseguenza del fatto che la sapientia del
saggio coincide con una potestas in rapporto alle cose più importanti. Nel medesimo
contesto la sapientia viene presentata come "totius hominis custodem et
procuratricem", "naturae comes et adiutrix, hoc sapientiae munus esse dicebant, ut,
cum eum tueretur qui constaret ex animo et corpore, in utroque iuvaret eum ac
contineret". Se ne deduce che la potestas esercitata dalla sapientia si rivolge
primariamente alla salvaguardia dell'anima e del corpo, e che, una volta acquisita,
essa limita fortemente l'impatto che gli avvenimenti fortuiti possono avere sulla vita
dell'uomo. È probabilmente legittimo allora dedurre che in questo tipo di contesto ciò
che non è in nostra potestate è quell'ambito rispetto al quale un agente rimane
esposto all'influenza della fortuna.
>>> Nei testi ciceroniani diventa chiaro che, da una prospettiva che abbia esaminato
in profondità gli argomenti stoici, rifiutarsi di dare importanza a certe cose come la
forza, la salute, la ricchezza, l'onore, corrisponde a mettere la propria felicità
perfettamente al riparo dagli 'assalti della fortuna' e a fornire una definizione del fine
dove niente sfugge alla potestas del soggetto: Cfr. Tusc. V, 30 = T. 52: Non igitur
facile concedo neque Bruto meo neque communibus magistris nec veteribus illis,
Aristoteli, Speusippo, Xenocrati, Polemoni ut, cum ea quae supra enumerati in mali
numerent, iidem dicant semper beatum esse sapientem. Quos si titulis his delectat
insignis et pulcher, Pythagora, Socrate, Platone dignissimus, inducant animum illa
quorum splendore capiuntur, vires, valetudinem, pulchritudinem, divitias, honores,
opes contemnere eaque quae his contraria sunt pro nihilo ducere; tum poterunt
clarissima voce profiteri se neque fortunae impetu nec multitudinis opinione nec
dolore nec paupertate terreri, omniaque sibi in sese esse posita, nec esse quicquam
extra suam potestatem quod ducant in bonis.
>>> in nostra potestate definisce un rapporto di 'controllo' anche rispetto alle
passioni: v. Tusc. IV, 14: "sed omnes perturbationes iudicio censent fieri et opinione;
294