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UNIVERSITÉ PARIS-SORBONNE POLEMONE L ... - e-Sorbonne

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Callipho ad virtutem nihil adiunxit nisi voluptatem; Diodorus vacuitatem doloris *** His omnibus quos dixi<br />

consequentes sunt fines bonorum: Aristippo simplex voluptas; Stoicis consentire naturae, quod esse volunt e<br />

virtute, id est honeste, vivere, quod ita interpretantur, vivere cum intellegentia rerum earum quae natura<br />

evenirent, eligentem ea quae essent secundum naturam, reicientemque contraria. Ita tres sunt fines expertes<br />

honestatis, unus Aristippi vel Epicuri, alter Hieronymi, Carneadi tertius;<br />

tres in quibus honestas cum aliqua accessione, Polemonis, Calliphontis, Diodori;<br />

una simplex, cuius Zeno auctor, posita in decore tota, id est honestate. (Nam Pyrrho, Aristo, Erillus iam<br />

diu abiecti.) Reliqui sibi constiterunt, ut extrema cum initiis convenirent, ut Aristippo voluptas, Hieronymo<br />

doloris vacuitas, Carneadi frui principiis naturalibus esset extremum; (...).<br />

cfr. Polemo fr. 127 Gigante;<br />

3 corporis delevit ed. Colon. || 4 et iam ante S : etiam ante ARf : etiam antea P : et ante O : et iacinate M || 7<br />

lacuna statuit Mdv. || 13 in ed. Rom. : om. w.<br />

Traduzione<br />

Se il piacere sia o meno incluso tra questi primi naturali è oggetto di ampio<br />

dibattito. Ritenere, però, che nient'altro vi sia incluso al di fuori del piacere, né le parti<br />

del corpo, né i sensi, né l'attività dell'ingegno, né l'integrità fisica del<br />

corpo, né la salute , a me sembra la più grande stupidaggine. Anzi, da questa<br />

sorgente deve necessariamente derivare tutto il discorso sui beni e sui mali. Polemone e<br />

già prima Aristotele scorsero quei primi che ho detto poc'anzi. Perciò si è<br />

originata l'opinione degli antichi academici e peripatetici, secondo i quali il fine dei beni<br />

è vivere secondo natura, cioè, avendo messo in uso la virtù, fruire dei primi <br />

dati dalla natura.<br />

Callifonte aggiunse alla virtù solo il piacere, Diodoro l'assenza di dolore [lacuna] Per tutti questi di cui si è<br />

detto le formule del fine dei beni sono conseguenti: per Aristippo il semplice piacere, per gli Stoici<br />

conformarsi alla natura, il che ritengono derivi dalla virtù, cioè vivere moralmente; il che interpretano<br />

così: vivere con la cognizione di ciò che accade per natura, scegliendo le cose che sono in accordo con la<br />

natura e respingendo quelle contrarie. In questo modo ci sono tre formule del fine prive della moralità:<br />

una è quella di Aristippo o di Epicuro, l'altra è quella di Ieronimo, la terza è quella di Carneade;<br />

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