UNIVERSITÉ PARIS-SORBONNE POLEMONE L ... - e-Sorbonne

un'indagine archeologica a ritroso dei fondamenti dell'istinto naturale. L' h(donh/ viene
considerata come un effetto secondario (v. ἐπιγέννημα, DL VII, 86) rispetto all'inclinazione
verso ciò che contribuisce alla propria salvaguardia; condizione di possibilità di ogni
inclinazione è invece che il soggetto abbia a cuore se stesso e tema la propria distruzione, il
che è a sua volta possibile, se e solo se il soggetto è appropriato a se stesso e ha una certa
consapevolezza di se stesso [se e solo se (appetitum salutaria) allora (voluptas) ; se e solo se
(statum diligere / interitum timere) allora (appetitum salutaria); se e solo se (sensum sui et se
diligere) allora (statum diligere / interitum timere)]. Al di là di ogni valutazione sulla validità
dell'argomento stoico 476 , ci interessa notare qui come, all'interno di un'argomentazione, che
Cicerone presenta come genuinamente stoica, il 'se diligere', come forma positiva della
percezione di se stessi, viene posto come principio di ogni manifestazione dell'appetitum,
ovvero come condizione di possibilità di ogni movente dell'azione di un essere vivente ("Fieri
autem non posset, ut appeterent aliquid, nisi sensum haberent sui eoque se diligerent") 477 . Da
un punto di vista storico-filosofico questa nozione di 'condizione di possibilità (condizione
necessaria)' 478 dell'appetitum è estremamente interessante e probabilmente uno dei contributi
più originali dello stoicismo. Nelle più complete esposizioni in lingua greca del principio
dell'oi)kei/wsij, che le fonti a nostra disposizione offrono, si riscontrano punti di evidente
contatto con il passo ciceroniano del III libro; tuttavia si cercherà invano un'altrettanto chiara
esplicitazione del rapporto tra 'se diligere' e 'appetitum'. Si confronti il testo ciceroniano con il
noto passo di Diogene Laerzio, VII, 85: "Τὴν δὲ πρώτην ὁρμήν φασι τὸ ζῷον ἴσχειν ἐπὶ τὸ
τηρεῖν ἑαυτό, οἰκειούσης αὐτὸ τῆς φύσεως ἀπ' ἀρχῆς, καθά φησιν ὁ Χρύσιππος ἐν τῷ
πρώτῳ Περὶ τελῶν, πρῶτον οἰκεῖον λέγων εἶναι παντὶ ζῴῳ τὴν αὑτοῦ σύστασιν καὶ τὴν
ταύτης συνείδησιν· οὔτε γὰρ ἀλλοτριῶσαι εἰκὸς ἦν αὐτὸ τὸ ζῷον, οὔτε
ποιήσασαν αὐτό, μήτ' ἀλλοτριῶσαι μήτ' οἰκειῶσαι. ἀπολείπεται τοίνυν λέγειν
συστησαμένην αὐτὸ οἰκειῶσαι πρὸς ἑαυτό· οὕτω γὰρ τά τε βλάπτοντα διωθεῖται καὶ τὰ
οἰκεῖα προσίεται" 479 . Si noterà che invece di fare riferimento ad una 'prima inclinazione'
(πρώτη ὁρμή), il testo ciceroniano descrive il primo momento della vita dell'essere vivente 480 ,
con un sintagma, "simulatque natum sit animal", che si ripete identico nei passaggi 'epicurei'
476 Striker (1983), p. 158, parla di petitio principi.
477 Cfr. Plut. Stoic. Rep. 1038; Pembroke (1971), p. 118, arriva a conclusioni affini sulla funzione dell' oikeiosis
nella teoria stoica indipendentemente dal testo di Cicerone: "what is proper (oikeion) and what is alien
(allotrion) are at all levels of consciousness not only the terms in which perception operates but the
conditions without which it could not arise".
478 Cfr. Lee (2002), p. 35, in rif. a DL VII 85-86, parla di "kausale Erklärung des intrinsischen durch den
extrinsischen Prozess"; v. anche p. 63.
479 v. l'analisi della struttura argomentativa del passo di Diogene Laerzio in Lee (2002), pp. 30-35.
480 Il discorso ciceroniano opta in questo modo per una rappresentazione temporale concreta, piuttosto che per
una discussione puramente teorica sui principi dell'appetizione.
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