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UNIVERSITÉ PARIS-SORBONNE POLEMONE L ... - e-Sorbonne

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Aristotele, e i filosofi dell' 'Academia antica'. Attraverso l'uso del quadrinomio si consolida la<br />

possibilità di sviluppare le implicazioni teoriche di un'etica della virtù, che si distingue da<br />

quella stoica per un rifiuto del rigorismo, mantenendo purtuttavia il principio della superiorità<br />

dei beni spirituali dell'uomo rispetto a quelli legati al corpo o alle circostanze esterne.<br />

L'apporto specifico dei filosofi academici si esplica verosimilmente sopratutto in rapporto a<br />

quest'ultimo aspetto del discorso etico. Da sola la posizione di Aristotele e dei suoi consociati<br />

sembra risultare pericolosamente esposta alle critiche (stoiche e non solo) di potenziale<br />

edonismo o di instabilità della felicità dell'uomo; la congiunzione invece dell'istanza<br />

peripatetica con i principi 'platonici' dell'etica degli antichi academici sembra consentire un<br />

nuovo bilanciamento del discorso etico, in cui il principio dell'autarchia della virtù risulta<br />

infine compatibile con il riconoscimento dello statuto degli altri beni inerenti alla vita<br />

dell'uomo. In questo contesto si nota che Cicerone si discosta almeno parzialmente dalle<br />

soluzioni praticate da Antioco per risolvere la problematicità della posizione peripatetica, a<br />

vantaggio di una diversa indagine teorica del potenziale della virtù. La letteratura filosofica<br />

antica, in cui gli strumenti della retorica vengono messi al servizio di un'elogio (protreptico)<br />

della virtù, sembra infatti autorizzare Cicerone ad attribuire agli antichi una posizione etica,<br />

secondo la quale il comportamento morale dell'uomo è sufficiente a garantire la felicità anche<br />

nel contesto di condizioni esterne non favorevoli. Il ricorso all'immagine del toro di Falaride è<br />

probabilmente un estremismo teorico non supportato testualmente dagli scritti degli antichi<br />

filosofi, che risulta tuttavia funzionale a un confronto sullo stesso piano del ruolo della virtù<br />

nella teoria stoica e nella teoria vetero-academica/peripatetica.<br />

T. 55 : CICERO, TUSCULANAE DISPUTATIONES V, 37, 109.<br />

Qui enim beatior Epicurus, quod in patria vivebat, quam, quod Athenis Metrodorus? Aut<br />

Plato Xenocratem vincebat aut Polemo Arcesilam, quo esset beatior? Quanti vero ista<br />

civitas aestimanda est, ex qua boni sapientesque pelluntur?<br />

v. M. Gigante, 'Polemonea', Pdp, fasc. 132 (1978), p. 395.<br />

2 aut V 3 f : ut X.<br />

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