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UNIVERSITÉ PARIS-SORBONNE POLEMONE L ... - e-Sorbonne

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VII, 152: “καταληπτικὴ δὲ φαντασία κατὰ τούτους ἐτύγχανεν ἡ ἀληθὴς καὶ<br />

τοιαύτη οἵα οὐκ ἂν γένοιτο ψευδής”. Si potrebbe dunque pensare che questo sia<br />

il segno distintivo del modo in cui gli academici, in particolare Arcesilao,<br />

presentavano la definizione zenoniana.<br />

Si noti tuttavia che nel dibattito tra Arcesilao e Zenone l'unica nozione di verità<br />

contestualmente accettata è quella di verità della proposizione, v. Sext. Emp.,<br />

Adv.Math. VII, 154: “ἡ συγκατάθεσις οὐ πρὸς φαντασίαν γίνεται ἀλλὰ πρὸς<br />

λόγον (τῶν γὰρ ἀξιωμάτων εἰσὶν αἱ συγκαταθέσεις)”; Adv.Math. VIII, 10: “οἱ<br />

δὲ ἀπὸ τῆς Στοᾶς λέγουσι μὲν τῶν τε αἰσθητῶν τινὰ καὶ τῶν νοητῶν ἀληθῆ,<br />

οὐκ ἐξ εὐθείας δὲ τὰ αἰσθητά, ἀλλὰ κατ' ἀναφορὰν τὴν ὡς ἐπὶ τὰ<br />

παρακείμενα τούτοις νοητά. ἀληθὲς γάρ ἐστι κατ' αὐτοὺς τὸ ὑπάρχον καὶ<br />

ἀντικείμενόν τινι, καὶ ψεῦδος τὸ μὴ ὑπάρχον καὶ [μὴ] ἀντικείμενόν τινι”, cfr.<br />

Ioppolo (1990), p. 440-444. Proprio questo aspetto giustifica la complessità della<br />

definizione in esame e getta qualche ombra di dubbio sulla piena legittimità di<br />

alcune espressioni usate nel testo da Cicerone quali “perceptum id cognitumque<br />

esse, quod est tale quale vel falsum esset possit” e “falsum percipi”.<br />

Stando al discorso di Lucullo, questa forma riassuntiva della definizione<br />

zenoniana viene adottata anche da Antioco, nel dibattito con gli academici scettici:<br />

v. Luc. 34: “id enim quaero ita mihi videatur verum non possit item falsum<br />

videri”; Luc.71: “Qui ex illius commutata sententia docere vellet nihil ita signari<br />

in animis nostris a vero posse quod non eodem modo possit a falso”. È<br />

interessante allora notare come le scelte linguistiche e argomentative di Antioco<br />

siano il risultato di un'approfondita conoscenza dell'armamentario (scettico)<br />

academico, in cui l'apprendistato filosofico dell'Ascalonita si è effettivamente<br />

svolto.<br />

– itaque incognito nimirum adsentiar id est opinabor. Hoc mihi et<br />

Peripatetici et vetus Academia concedit: La conclusione viene dedotta<br />

dialetticamente mantenendo come premesse gli assunti dell'epistemologia stoica –<br />

ovvero la definizione di impressione catalettica e la necessità<br />

dell'adsensio/adsensus (sugkata/qesij) [v. Luc. 37-38: “qui enim quid percipit<br />

adsentitur statim”] –, congiunti però con l'osservazione scettico-academica che<br />

per ogni impressione 'vera' di un oggetto o di uno stato di cose sia possibile<br />

trovarne una 'falsa' del medesimo oggetto o stato di cose indistinguibile dalla<br />

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