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UNIVERSITÉ PARIS-SORBONNE POLEMONE L ... - e-Sorbonne

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quanto ampio sia il disaccordo dei 'saggi' in ambito etico e sopratutto come le formule del<br />

telos degli stoici e degli academici siano irriducibili l'una all'altra (v. T. 39 = Cic., Luc. 131-<br />

132: aut...aut..), andando così a rafforzare la tesi scettica che la verità di nessuna delle<br />

posizioni dogmatiche può essere percepita con assoluta certezza. Ora è tempo di considerare<br />

la questione da un opposto angolo visuale, considerando il modo in cui gli stoici tentano di<br />

risolvere la questione. Piuttosto che fornire una semplice variatio retorica (cfr. Algra (1997),<br />

p. 137), il discorso ciceroniano punta così all'esaustività della trattazione. Non si tratta<br />

propriamente di una disputatio in utramque partem solo perché non si tratta di argomentare a<br />

favore e contro una medesima tesi, Cicerone si avvale però dell'impiego di strumenti dialettici<br />

appartenenti a schieramenti opposti. Una tale versatilità argomentativa si accorda certamente<br />

con la sua formazione forense, ma è caratteristica allo stesso modo dell' impostazione<br />

academica.<br />

Dopo aver distinto con precisione la dottrina stoica da quella di Antioco, ribadisce la necessità<br />

di scegliere o l'una o l'altra. Cicerone dipinge se stesso come di fronte a un dilemma; è infatti<br />

attratto dalle argomentazioni a favore delle due diverse teorie: Luc. 134: "Distrahor, tum hoc<br />

mihi probabilius tum illud videtur, et tamen nisi alterutrum sit virtutem iacere plane puto".<br />

L'uso della Chrysippea divisio dovrebbe aiutarlo a risolvere la questione in modo definitivo,<br />

dal momento che scopo della divisio era con buona probabilità "istruire e fortificare i<br />

principianti sugli elementi di base dall'inizio fino alla fine, il che offre l'occasione per<br />

ricordare anche le dottrine opposte, distruggendo la loro plausibilità come si fa nei tribunali<br />

(Plut., De stoic.rep.: στοιχειοῦν καὶ καταστοιχίζειν τοὺς εἰσαγομένους ἀπ' ἀρχῆς μέχρι τέλους:<br />

ἐφ' ὧν καιρός ἐστι μνησθῆναι καὶ τῶν ἐναντίων λόγων, διαλύοντας αὐτῶν τὸ πιθανόν, καθάπερ<br />

καὶ ἐν τοῖς δικαστηρίοις·)” 427 .<br />

La divisio di Crisippo si fonda su un tattica argomentativa riduzionista che riporta tutte le<br />

teorie etiche esistenti a tre tipologie fondamentali 428 . Essa ruota intorno al concetto di<br />

427 cfr. Luc. 75: « Quam multa ille contra sensus, quam multa contra omnia quae in consuetudine probantur ».<br />

v. J. Mansfeld (1989a), p. 341.<br />

428 A partire da sette teorie di base (v. Fin. III, 30):<br />

1)/ kalo/n<br />

2) h(donh/, 3) a)oxlhsi/a, 4) prw=ta kata£ fu/sin*<br />

5) kalo/n h(donh, 6) kalo/n a)oxlhsi/a, 7) kalo/n/ prw=ta kata£ fu/sin.<br />

Si riducono 3) e 4) a forme di 2); di conseguenza si riducono 5), 6) e 7) a fome di 1) + 2). Si ottengono così tre<br />

opzioni sostenibili: o la virtù, o il piacere, o una somma dei due; cfr. Plato, Philebus 21c-22b; Arist. EN 1098<br />

b 24-26. In Fin. II, 44, Crisippo viene menzionato per aver a lungo discusso sul « duello tra virtù e piacere<br />

(virtuti cum voluptate certatio) », nucleo fondamentale della divisio.<br />

[*rimane incerto se Crisippo abbia contemplato la possibilità teorica che ta£ prw=ta kata£ fu/sin potessero<br />

costituire il sommo bene; v. Lévy (1999), p. 42; così il testo del discorso di Catone: « ...iis tribus qui virtutem<br />

a summo bono segregaverunt, cum aut voluptatem aut vacuitatem doloris aut prima naturae in summis<br />

bonis ponerent,... »; cfr. [Arius Didymus], Dox. A, ap. Stobaeus, Ecl. II, 7, 3, 19-25, p. 47 Wachsmuth:<br />

« γενόμενον γὰρ τὸ ζῷον ᾠκειώθη τινὶ πάντως εὐθὺς ἐξ ἀρχῆς, ὅπερ ἐστὶν ὑποτελίς, κεῖται δ' ἔν τινι<br />

ἢ γὰρ ἐν ἢ ἐν ἢ ἐν »]<br />

Si consideri inoltre la connessione tra la strategia riduzionista della divisio etica e la posizione assunta da<br />

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