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UNIVERSITÉ PARIS-SORBONNE POLEMONE L ... - e-Sorbonne

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B)<br />

filosofi antichi, a cui Antioco faceva appello, sul fronte di una posizione etica, la cui<br />

caratteristica è quella di porre al centro la virtù concepita come punto di massimo<br />

sviluppo delle prerogative umane. Questo consente di separare la posizione degli<br />

antichi dai risvolti problematici dell'etica di Antioco, derivanti non dal ruolo della<br />

virtù, ma dal tentativo di conciliare la preminenza della virtù con una molteplicità di<br />

altri beni. Insistendo sulla tesi per cui la virtù garantisce la felicità dell'individuo, in<br />

quanto realizzazione piena delle sue proprietà naturali, e ponendola come punto<br />

specifico di convergenza del pensiero etico degli antichi, Cicerone opera uno<br />

spostamento d'equilibrio teorico, che lascia da una parte la questione dello statuto<br />

degli altri beni e si concentra invece sul principio di autarchia della virtù, attestato<br />

del resto anche dalle altre fonti sul pensiero degli antichi e di Polemone in particolare<br />

(v. T. 58 = Clem.Alex., Str. II, 121). In certa misura Cicerone emancipa così gli<br />

antichi dall'interpretazione di Antioco.<br />

Polemone, accompagnato da altri esponenti del compatto gruppo di filosofi vetero-academici<br />

e peripatetici viene associato ad un modello etico di tipo 'realizzazionista', con al centro lo<br />

sviluppo delle prerogative naturali dell'uomo, conciliato però, in questo particolare contesto,<br />

con un modello di tipo 'funzionalista', dove la specificità dell'uomo determina il giusto<br />

orientamento del suo sviluppo morale. All'intersezione di questi due modelli la virtù figura<br />

come apice dello sviluppo naturale dell'uomo. La natura fa sì che ogni essere animato sia<br />

perfetto nel suo genere: ciò si dimostra osservando il regno vegetale e animale, ove tutto<br />

appare preordinato per lo sviluppo e la conservazione delle diverse specie. Come ogni<br />

animale ha per natura una dote sua propria, così l'uomo possiede una qualità assai superiore:<br />

l'animo, proveniente da dio. Se tale qualità vien coltivata, diventa ragione perfetta, ossia virtù.<br />

Tutti coloro che di questa partecipano, essendo nel loro genere assolutamente perfetti, sono<br />

felici, senza che sussista un margine d'aumento possibile di tale condizione o una forma<br />

superlativa di felicità. Il lessico della superiorità dell'anima e della sua educazione progressiva<br />

permette al modello 'realizzazionista' di diventare compatibile con l'istanza platonica, per<br />

quanto verosimilmente il primo non scaturisca direttamente dalla seconda. Di fatto in questo<br />

tipo di contesti la comune convergenza su un'etica della virtù permette il singolare incontro tra<br />

un modello di tipo 'biologico' e una prospettiva di tipo 'intellettualista'.<br />

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