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UNIVERSITÉ PARIS-SORBONNE POLEMONE L ... - e-Sorbonne

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del Timeo, (v. Plut., De procr.animae in Tim. 1012-1013, sugli interventi esegetici di<br />

Senocrate e Crantore, Xenocrates fr. 158 ; 188 IP ; Krantor F. 10, 11a Mette), che ha dato<br />

avvio ad una lunga tradizione di commentatori, in cui le diverse modalità di relazione al<br />

testo corrispondono anche ad altrettante dinamiche di costruzione di un'identità filosofica<br />

non solo in ambito academico e platonico, ma senza dubbio anche in ambito stoico (v.<br />

Neschke-Hentschke (2000) ; Reydams-Schils (2003) ; Sharples, Sheppard (2003) ; Ferrari<br />

(2005), pp. 1-12). Il frammento in oggetto, per via della sua estrema semplicità,<br />

paragonabile forse solo al suo estremo isolamento nella letteratura superstite, non sembra<br />

sufficiente per supporre un intervento esegetico particolarmente forte da parte del terzo<br />

scolarca. Inoltre sussiste una certa linea di continuità e complementarietà con altre<br />

affermazioni attribuite ai suoi predecessori, quale quella di Senocrate, secondo cui « anche<br />

la volta celeste è (un) dio e le stelle dèi ignei dell'Olimpo (Θεὸν δ' εἶναι καὶ τὸν οὐρανὸν<br />

καὶ τοὺς ἀστέρας πυρώδεις Ὀλυμπίους θεούς...) », v. Krämer (1983), p. 155. In<br />

conclusione in mancanza di ogni tipo di indizio sul contesto d'origine della frase attribuita<br />

a Polemone, non sembra legittimo retroproiettare sul terzo scolarca la piena formulazione<br />

di prospettive teoriche, come l'immanentismo corporealista stoico, la cui maturazione in<br />

epoca ellenistica è resa possibile verosimilmente dall'introduzione di assunti e tradizioni<br />

indipendenti dal platonismo. Dell'ipotesi di Sedley (2002), rimane da discutere per quale<br />

motivo il contenuto del testo di Cicerone sulla fisica che Antioco verosimilmente attribuiva<br />

agli academici antichi non possa esser legittimamente considerato un resoconto delle<br />

posizioni assunte da Polemone, tanto che, come si noterà, non figura nella presente<br />

raccolta. Il discorso pronunciato dal personaggio di Varrone (Cic. Ac.libri I, 24-29)<br />

esordisce con una posizione dualista, di per sé, come abbiamo visto, non incompatibile con<br />

un contesto vetero-academico, se non fosse che la coppia di principi viene esplicitata alla<br />

maniera stoica attraverso l'antitesi attivo-passivo (« res duas, ut altera esset efficiens,<br />

altera autem quasi huic se praebens »), o vim-materiam quandam, e soprattutto viene<br />

corredata di un assunto di tipo corporealista, per cui l'interazione reciproca dei due<br />

inscindibili principi è in primo luogo « corpus et quasi qualitatem quandam ». I chiari<br />

elementi di retroproiezione di concetti stoici nel testo attribuito agli antichi academici (v.<br />

Lévy (2008b), pp. 5-20, sulla spinosa questione del concetto di poio/thj / qualitas),<br />

possono secondo Sedley essere almeno parzialmente giustificati da un effettivo rapporto di<br />

filiazione filosofica tra le due dottrine ; a proposito della teoria dei quattro elementi Sedley<br />

ad esempio scrive : « Perhaps what we are meeting in our old Academic text is a Stoic<br />

retrojection. But since it amounts to no more than a refinement on Xenocrates' physics, it is<br />

at least as likely that it originated in the Academy » (Sedley (2002), p. 59). Questo tipo di<br />

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