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UNIVERSITÉ PARIS-SORBONNE POLEMONE L ... - e-Sorbonne

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Commento<br />

A)<br />

– Platonis illis, et deinceps qui eorum auditores fuerunt: il punto d'origine<br />

della tradizione filosofica che viene qui rievocata è Platone, tuttavia al suo posto<br />

vengono chiamati a prendere la parola i suoi discepoli e i discepoli di questi ultimi.<br />

Si tratta dunque di un punto d'origine messo tra parentesi, per il quale si preferisce<br />

interpellare dei portavoce. Si noterà in particolare che evocando il nome dei<br />

'discepoli di Platone' compaiono sul medesimo piano sia Speusippo e Senocrate, sia<br />

Aristotele. E di seguito a questi Polemone e Teofrasto. Con l'impiego di 'Platonis<br />

illis' vengono quindi presentate le due tradizioni academica e peripatetica riunite in<br />

un unico compatto fronte.<br />

– Stoicos...qui de rebus bonis et malis sentirent ea quae ab hoc Polemone<br />

Zeno cognoverat: l'evocazione degli antichi filosofi ribadisce la coincidenza<br />

dottrinale tra le due tradizioni sulla questione dei beni e dei mali. L'asserto ha una<br />

componente altamente provocatoria, dal momento che sfrutta la presunta relazione<br />

maestro-discepolo tra Polemone e Zenone per affermare che la dottrina stoica nella<br />

sostanza non è altro che una forma della dottrina academica con qualche ridicola<br />

innovazione terminologica. Cfr. T. 43 = Fin. IV, 3: cur et ab eo ipso et a<br />

superioribus dissideret. L'argomentazione ciceroniana opera dunque un ribaltamento<br />

completo di prospettiva: il libro IV si apre infatti con una discrepanza e si chiude con<br />

una coincidenza. Attraverso l'analisi delle argomentazioni impiegate da entrambi i<br />

lati si constata allora che quella che, dal punto di vista stoico, appare una discrepanza<br />

dottrinale risulta essere invece, da un punto di vista esterno, e probabilmente<br />

simpatetico rispetto alla tradizione vetero-academica, una sostanziale concordanza<br />

d'opinioni.<br />

– nominibus uterentur iis quae prima specie admirationem, re explicata<br />

risum moverent: v. Fin. IV, 60: "si de re disceptari oportet, nulla mihi tecum, Cato,<br />

potest esse dissensio. Nihil est enim, de quo aliter tu sentias atque ego, modo<br />

commutatis verbis ipsas res conferamus. Nec hoc ille non vidit, sed verborum<br />

magnificientia est et gloria delectatus". L'uso di un vocabolario specifico per tutte le<br />

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