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UNIVERSITÉ PARIS-SORBONNE POLEMONE L ... - e-Sorbonne

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T. 45 : CICERO, DE FINIBUS BONORUM ET MALORUM IV, 16, 45.<br />

Mihi autem aequius videbatur Zenonem cum Polemone disceptantem, a quo quae essent<br />

principia naturae acceperat, a communibus initiis progredientem videre, ubi primum<br />

insisteret, et unde causa controversiae nasceretur, non stantem cum iis qui ne dicerent<br />

quidem sua summa bona esse a natura profecta, uti iisdem argumentis, quibus illi<br />

uterentur, iisdemque sententiis.<br />

Polemo fr. 128 Gigante<br />

2 acceperat SP : accederat eR : accederet f || 3 dicerent : discerent PS || 4 a S : om. cett. codd. || uti Man. : ut w.<br />

Traduzione<br />

Mi sarebbe sembrato invece più giusto che Zenone, discutendo con Polemone, dal quale<br />

apprese quali erano i principi della natura, visto che procedeva a partire da principi<br />

comuni, riflettesse sul punto in cui in primo luogo si arrestava e da dove sorgeva un<br />

motivo di controversia, e non che, allineandosi con quelli che non dicono neppure che il<br />

loro sommo bene ha origine dalla natura, impiegasse gli stessi argomenti e le stesse<br />

teorie che impiegano loro.<br />

Contesto<br />

Avvalendosi della prospettiva storiografica delineata in T. 44 = Fin. IV, 14-15, fortemente<br />

influenzata dall'operazione ermeneutica di Antioco d'Ascalona, Cicerone discute le<br />

innovazioni dottrinali dello stoicismo rispetto alla tradizione precedente. Con sarcasmo<br />

retorico riduce l'originalità della teoria stoica a una sofisticazione terminologica: ciò che<br />

comunemente viene considerato un bene, come la salute, l'assenza di dolore e l'integrità delle<br />

funzioni del corpo, viene considerato dagli stoici 'preferibile', ma non un bene (Fin. IV, 20:<br />

"ea enim omnia quae illi bona dicerent, praeposita esse, non bona"; "sumenda potius quam<br />

expetenda"). Tutta la teoria stoica che consegue dall'aver posto la virtù come bene unico viene<br />

dunque ridotta a un 'cambiare i nomi delle cose' (Fin. IV, 21: "nomina rerum commutantem";<br />

"eandem vim tribueret alia nomina imponentem, verba modo mutantem"; cfr. Fin. III, 10:<br />

(Cicero vs Cato) "Vide, ne magis, inquam, tuum fuerit, cum re idem tibi quod mihi videtur,<br />

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