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UNIVERSITÉ PARIS-SORBONNE POLEMONE L ... - e-Sorbonne

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del saggio stoico, sono folli : « ti angustia una falsa vergogna, temi di passare per pazzo, tra<br />

pazzi » (vv. 40-41). Ad illustrazione di questa posizione la satira offre una serie di brillanti<br />

descrizioni dei comportamenti insensati degli uomini, suddivisi per categorie : i pavidi, i<br />

troppo temerari, gli ambiziosi, gli avari, gli scialacquatori, i lussuriosi e tutti quelli schiavi di<br />

tristi manie. Il riferimento a Polemone si inserisce nel contesto della ridicolizzazione satirica<br />

del comportamento di chi è preso da passione amorosa. Il passaggio ha una struttura<br />

argomentativa quasi sillogistica e intende mostrare che se un adulto che si comporta come un<br />

bambino viene considerato pazzo e se una persona innamorata in realtà si comporta come un<br />

bambino, allora le persone in preda alla passione amorosa sono pazze. Si dice infatti che di<br />

chi da adulto, « con tanto di barba » (v. 249), si mettesse a fare i giochi dei bambini, come<br />

giocare alla conta, far correre i topi col carrettino, andare a cavallo sopra un bastone, diremmo<br />

che è pazzo. Si dice poi che è dimostrabile che chi è innamorato si comporta in realtà<br />

esattamente come un bambino : « non fa differenza se giochi in terra come a tre anni, o se ti<br />

disperi invocando l’amore di una sgualdrina » (vv. 251-253). Segue il riferimento a Polemone<br />

e alla sua repentina conversione, il quale ha una valenza marcatamente esortativa : « Faresti tu<br />

come Polemone quando si convertí? » (vv. 253-254). In pochi versi si descrive la nota scena<br />

dell’incontro con Senocrate e lo spogliarsi di Polemone dei suoi ornamenti, delle « insegne<br />

della sua malattia: la sciarpa, le fascie, i cuscini…la ghirlanda di fiori » (vv. 254-255). Di<br />

seguito il testo ritorna a dimostrare tramite esempi l’analogia tra il comportamento infantile e<br />

il comportamento amoroso: « offri mele a un bambino arrabbiato: lui le rifiuta: “Prendi,<br />

carino”; dice di no; se non gliele dài, te le chiede. Non fa così anche l’amante respinto, che si<br />

tormenta se debba o non debba tornare là dove finirà, non chiamato, a tornare; e non sa<br />

staccarsi dalla porta odiata? » (vv. 259-263). L’episodio della conversione di Polemone trova<br />

la sua giusta collocazione nel discorso del filosofo stoico, nella misura in cui rappresenta<br />

efficacemente da una parte il ridicolo di cui si copre chi accondiscende alle sue passioni, da<br />

un’altra l’effetto correttivo dirompente che può avere l’incontro con un maestro (fil rouge<br />

dell’intera satira). L’uno e l’altro aspetto, sebbene non propriamente espliciti, sono desumibili<br />

dalla struttura del testo. Nonostante infatti non vi sia alcun riferimento esplicito alla<br />

dissolutezza di Polemone, nè sulla sua irruzione improvvisa presso Senocrate, è possibile<br />

pensare che il nesso tra l’argomentazione del filosofo stoico e ciò che viene detto del<br />

comportamento di Polemone si trovi già nel riferimento all’amor meretricis del v. 252; anche<br />

se Orazio non dice nulla sulla abitudini libertine del giovane ateniese, a queste alludono le<br />

insigna morbi : la fascia di tessuto da legare sulla fronte, il cuscinetto per appoggiare il<br />

gomito e la sciarpetta per il collo, tutti segni esteriori di una familiarità con il lusso del corpo e<br />

dei banchetti. La ghirlanda di fiori in particolare appare ridicola ed infatti viene sfilata dal<br />

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