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UNIVERSITÉ PARIS-SORBONNE POLEMONE L ... - e-Sorbonne

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B)<br />

cosmologiche e teologiche di Polemone. Sulla base di questo testo la critica ha pensato<br />

di poter formulare leggittimamente l'ipotesi di un'anticipazione di alcune linee portanti<br />

della fisica stoica nel pensiero di Polemone, v. Sedley (2002), p. 45-47.<br />

– qeo£n : il fatto che Polemone non abbia affermato la coincidenza tra la divinità ed un<br />

elemento separato e trascendente rispetto al mondo, come la monade o l'Uno (v. nel<br />

medesimo contesto il passo su Senocrate : « Ἀγαθήνορος<br />

Καλχηδόνιος τὴν μονάδα καὶ τὴν δυάδα θεούς » [Xenocrates fr. 213 IP]), l'anima<br />

del mondo (v. il passo già menzionato : « καὶ καὶ<br />

τὴν τοῦ κόσμου ψυχήν ») o un' intelligenza separata (v. il passo su<br />

Speusippo : « τὸν νοῦν οὔτε τῷ ἑνὶ οὔτε τῷ ἀγαθῷ τὸν αὐτόν,<br />

ἰδιοφυῆ δέ » [Speusippus fr. 89 IP = fr. 58 Tarán]), lascerebbe supporre che si trovi<br />

prefigarata nel testo in oggetto una concezione immanentista della divinità o per<br />

converso una concezione panteistica del mondo. Tuttavia, come nota già Sedley<br />

(2002) e Reydams-Schills (2011), p. 19, l'affermazione di Polemone può essere letta<br />

come una parafrasi semplificata di affermazioni già contenute nel Timeo platonico : v.<br />

92c « ὅδε ὁ κόσμος οὕτω, ζῷον ὁρατὸν τὰ ὁρατὰ περιέχον, εἰκὼν τοῦ νοητοῦ θεὸς<br />

αἰσθητός, μέγιστος καὶ ἄριστος κάλλιστός τε καὶ τελεώτατος γέγονεν εἷς<br />

οὐρανὸς ὅδε μονογενὴς ὤν » ; cfr. Plato, Tim. 34A-b ; 55d ; 68e. La connessione tra<br />

il pensiero di Polemone e la fisica stoica può essere dunque compresa come il<br />

semplice effetto del comune riferimento al testo platonico, la cui importanza<br />

filosoficamente trasversale nel periodo ellenistico e post-ellenistico non ha più<br />

bisogno di essere enfatizzata (v. Reydams-Schills (1999) ; Reydams-Schills (2003)).<br />

La coincidenza tra il cosmo e la divinità viene presentata nel contesto delle dispute<br />

filosofiche del I secolo a.C. come una tesi genuinamente platonica, che però entrerebbe del<br />

resto in contraddizione con l'attribuito divino dell'incorporealità, v. il modo in cui Cicerone<br />

riassume nel De natura deorum una delle posizioni che Platone avrebbe assunto nel Timeo<br />

e nelle Leggi : Cic., ND I, 30 : « Idem et in Timaeo dicit et in Legibus et mundum deum<br />

esse et caelum et astra et terram et animos et eos quos maiorum institutis accepimus »; cfr.<br />

Reydams-Schills (2011), p. 19, n. 25. La riduzione critica della tesi platonica contenuta nel<br />

testo ciceroniano – e il suo conseguente impiego strumentale – deriva, come noto, da una<br />

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