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UNIVERSITÉ PARIS-SORBONNE POLEMONE L ... - e-Sorbonne

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tua libertas disserendi amissa est, aut tu is es, qui in disputando non tuum<br />

iudicium sequare, sed auctoritati aliorum pareas"; Luc. 9: "ad unius se<br />

auctoritatem contulerunt (vs quid constantissime dicatur exquirere)"; Luc. 60:<br />

"Ut, qui audiunt, inquit, ratione potius quam auctoritate ducantur"; Div. II, 150:<br />

"Cum autem proprium sit Academiae iudicium suum nullum interponere, ea<br />

probare quae simillima veri videantur, conferre causas, et quid in quamque<br />

sententiam dici possit expromere, nulla adhibita sua auctoritate iudicium<br />

relinquere integrum ac liberum"; De senec. 77: "nec me solum ratio ac disputatio<br />

impulit, ut ita crederem, sed nobilitas etiam summorum philosophorum et<br />

auctoritas";<br />

In questo tipo di contesti la formazione academica dell'oratore latino gli permette<br />

infatti di distinguere nettamente un principio di autonomia intellettuale, concepito<br />

come 'uso individuale della ratio', dall'influenza coercitiva di una dottrina<br />

dogmatica, come quella proposta ad esempio dallo stoicismo e, forse ancor di più,<br />

dall'epicureismo. Ci si può allora domandare quanto Cicerone fosse consapevole<br />

invece del conflitto tra il principio di autonomia della ratio nei metodi dello<br />

scetticismo academico e l'uso del concetto di auctoritas nella prassi socio-politica<br />

del contesto di cui era uno dei massimi esponenti (v. Guillemin (1955), pp. 209-<br />

230). A questo proposito si noti che il personaggio di Cotta nel testo del De<br />

natura deorum traccia un interessante distinzione tra il sistema delle credenze su<br />

cui fa affidamento in quanto pontifex e i parametri di coerenza e razionalità che<br />

esige invece dall'indagine filosofica: nel primo ambito l'auctoritas maiorum è un<br />

parametro perfettamente sufficiente, che non ha bisogno di essere messo in<br />

discussione (v. ND III, 9: "Mihi enim unum sat erat, ita nobis maiores nostros<br />

tradidisse"), mentre nel secondo ambito, una volta avviata l'indagine della ratio,<br />

l'auctoritas non è sufficiente a provare la verità di una tesi. Questo tipo di<br />

distinzione netta giustifica la risposta, - quantomeno inaspettata da parte di un<br />

portavoce dell'Academia -, di Cotta al discorso dello stoico Balbo : ND III, 9 :<br />

"Sed tu auctoritates contemnis, ratione pugnas"; in questo contesto si assiste a un<br />

capovolgimento dei ruoli, determinato dal fatto che uno dei personaggi assume<br />

per un attimo le vesti del suo ruolo sociale, mettendo in sospeso le sue convinzioni<br />

filosofiche: il pontifex Cotta si dichiara allora perfettamente soddisfatto nel<br />

limitarsi all'auctoritas del sistema ereditato dalla tradizione (opiniones quas a<br />

maioribus accepimus), mentre il portavoce della filosofia stoica viene associato al<br />

libero uso della ratio. Esiste dunque nei testi di Cicerone una perfetta<br />

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