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UNIVERSITÉ PARIS-SORBONNE POLEMONE L ... - e-Sorbonne

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Παράδοξον οὐδέν, εἶναί τινα καὶ τῇ Μέθῃ τιθέμενον. καθίσατε οἱ τῇ Στοᾷ πρὸς τὴν<br />

Ἡδονὴν λαχόντες περὶ τοῦ ἐραστοῦ δικάζειν· ἐγκέχυται τὸ ὕδωρ. ἡ κατάγραφος ἡ τὰ<br />

ποικίλα σὺ ἤδη λέγε.<br />

Cfr. Polemo fr. 25 Gigante.<br />

Traduzione<br />

Ascoltate, uomini del tribunale, prima la parte dell'Ubriachezza: questa è quantomeno la sua<br />

arringa. La sciagurata ha subito da me, l’Academia, il massimo dei torti, essendo stata privata<br />

del solo schiavo affezionato e fedele, convinto inoltre che nessuna delle azioni da lei ordinate<br />

fosse riprovevole. Era costui quel Polemone, che di giorno folleggiava in mezzo alla piazza e<br />

cantava, avendo con sé delle citariste, dal mattino alla sera, affogato sempre nel vino e nella<br />

crapula, col capo infiorato dalle corone. E della verità di questo sono informati tutti gli<br />

Ateniesi, che mai videro Polemone sobrio. Ma quando lo sciagurato condusse i suoi festaioli<br />

alle porte dell’Academia, abituato com’era a condurli da tutti, questa lo fece suo schiavo<br />

strappandolo con la violenza dalle mani dell’Ubriachezza e, portatolo a casa sua, lo costrinse<br />

a bere acqua, lo rieducò alla sobrietà, lo spogliò delle corone e, mentre avrebbe dovuto bere<br />

sdraiato a banchetto, gli insegnò misere parolette tortuose, piene di un assillante pensiero. Ne<br />

seguì che, se prima di allora gli fioriva il rosso sul volto, ora lo sventurato è divenuto pallido e<br />

rattrappito e, dimentico di tutte le canzoni, siede talvolta senza mangiare né bere fino a mezza<br />

sera per non interrompere quel bel mucchio di chiacchere che io, l’Academia, gli insegno a<br />

fare. Ma il peggio è che, sobillato da me, insulta l’Ubriachezza e dice male di lei a non finire.<br />

Questo Polemone, che costei dice essere suo schiavo, era di indole non volgare né incline<br />

all’Ubriachezza, ma affine alla mia. Fu lei la prima a sequestrarlo, giovane ancora e<br />

plasmabile, con l’aiuto del Piacere, che l’assiste in tutto, e lo corruppe, lo sventurato,<br />

consegnandolo alle orge e alle sgualdrine in maniera che non gli restò neppure un briciolo di<br />

pudore. […] Lo sventurato, infatti, andava in giro fin dall’alba incoronato, ubriaco fradicio,<br />

accompagnato dai flauti attraverso la piazza, mai un momento sobrio, e schiamazzava con la<br />

sua brigata alle porte di tutti, oltraggio vivente agli antenati e all’intera città, zimbello per gli<br />

stranieri. Ma quando venne da me, capitò che io stessi trattando per i miei compagni presenti i<br />

temi della virtù e della moderazione; si fermò lì col flauto e le corone e prima, disturbando<br />

con le sue grida, cercò di sciogliere la nostra riunione, ma poiché noi non ci eravamo affatto<br />

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