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UNIVERSITÉ PARIS-SORBONNE POLEMONE L ... - e-Sorbonne

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metodologia di stampo aristotelico, supera i limiti della separazione tra ars dicendi e ars<br />

cognoscendi ed elabora un metodo d'organizzazione sistematica delle questioni<br />

filosofiche. Allo stesso tempo riceve ulteriore conferma l'ipotesi che Filone di Larissa non<br />

sia l'ispiratore principale di questa importante evoluzione nell'approccio alle materie<br />

filosofiche.<br />

In conclusione sembrebbe possibile collocare entrambi gli autori, Cicerone e [Ario<br />

Didimo], nella medesima corrente culturale interessata al recupero di certi elementi della<br />

dialettica aristotelica applicati all'elaborazione delle questioni filosofiche. Nell'ambito<br />

dell'etica questo recupero si trova affiancato dalla costituzione di un terreno di incontro e<br />

comparazione tra l'etica stoica e l'etica peripatetica, il quale ruota intorno al concetto<br />

fondamentale di oi)kei/wsij e ai suoi diversi esiti all'interno delle due dottrine.<br />

Nei testi ciceroniani le due teorie vengono riportate ad un minimo comun denominatore<br />

costituito da un principio di auto-conservazione dell'essere vivente: « Sed primum positum<br />

sit nosmet ipsos commendatos esse nobis primamque ex natura hanc habere appetitionem,<br />

ut conservemus nosmet ipsos. Hoc convenit » (Fin. IV, 25). « Iure igitur gravissimi<br />

philosophi initium summi boni a natura petiverunt et illum appetitum rerum ad naturam<br />

accommodatarum ingeneratum putaverunt omnibus, qui continetur ea commendatione<br />

naturae qua se ipsi diligunt » (Fin. V, 33). L'esposizione ciceroniana conserva ampiamente<br />

le tracce dell'applicazione del metodo dialettico della divisio Carneadia, per cui<br />

l'allineamento delle varie dottrine etiche su un principio naturalistico costituisce il punto di<br />

partenza per la valutazione della coerenza di ogni posizione 200 . Tuttavia si noterà che<br />

l'esplicitazione del concetto di oi)kei/wsij come un principio di auto-conservazione<br />

rappresenta già un'interpretazione non scontata del contenuto della 'commendatio naturae',<br />

che favorisce in partenza l'impostazione peripatetica rispetto a quella stoica. Quando<br />

invece lo stesso principio figura nell'esposizione didimea dell'etica peripatetica (« Kai£<br />

prw=ton me£n o)re/gesqai tou= ei)=nai, fu/sei ga£r %)keiw=sqai pro£j e(auto/n, di' o(£ kai£<br />

proshko/ntwj a)smeni/zein me£n e)n toi=j kata£ fu/sin, dusxerai/nein de£ e)pi£ toi=j para£<br />

fu/sin. (…) Fi/lon ga£r ei)=nai h(mi=n to£ sw=ma, fi/lhn de£ th£n yuxh/n, fi/la de£ ta£ tou/twn<br />

me/rh kai£ ta£j duna/meij kai£ ta£j e)nergei/aj,

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