UNIVERSITÉ PARIS-SORBONNE POLEMONE L ... - e-Sorbonne

– eximio quodam usum lepore dicendi: cfr. Luc. 16: "Cuius (scil. Arcesilai)
primo non admodum probata ratio, quamquam floruit cum acumine ingenii tum
admirabili quodam lepore dicendi"; ad Arcesilao viene attribuita in più luoghi
dell'opera ciceroniana la 'grazia' dell'oratore. Cfr. Brut. 238; De orat. III, 138:
"Quid Pericles? [...] in labris [...] leporem habitasse dixerunt tantamque in eodem
vim fuisse, ut in eorum mentibus, qui audissent, quasi aculeos quosdam
relinqueret"; v. Leeman, Pinkster, Rabbie (1989), p. 184.
v. Luc. 60, dove le doti oratorie di Arcesilao e Carneade vengono presentate da
una prospettiva avversa allo scetticismo come le principali ragioni per il successo
della loro impostazione filosofica: "quis enim ista tam aperte perspicueque et
perversa et falsa secutus esset, nisi tanta in Arcesila, multo etiam maior in
Carneade et copia rerum et dicendi vis fuisset?". Tuttavia nè Arcesilao, nè
Carneade hanno lasciato opere scritte, conformandosi così a uno dei tratti della
figura di Socrate. La fama della loro abilità oratoria dunque deriva unicamente
dalla forma orale dei loro discorsi (o dalle trascrizioni di questi ad opera dei
discepoli 334 ) e verosimilmente dalla capacità di confutare con abbondanza di
argomenti l'avversario stoico. Cfr. DL IV 37: " Hn de£ kai£ eu(resilogw/tatoj
a)panth=sai eu)sto/xwj kai£ e)pi£ to£ prokei/menon a)nenegkei=n th£n peri/odon tw=n
lo/gwn kai£ a( /panti sunarmo/sasqai kair%=. peistiko/j te u(pe£r a(/panq'
o(ntinou=n."; DL IV 33.
– contra id quod quisque se sentiret dixisset disputare:
contra: v. Couissin (1937), pp. 401-403, dove viene discussa la natura avverbiale
o preposizionale di contra in questo contesto e le implicazione di una scelta in
favore dell'una o dell'altra opzione. Nel primo caso, contra avverbiale 335 , il verbo
334 In particolare nel caso di Carneade sembrerebbe che il discepolo Clitomaco agisse come una sorta di
'segretario' del maestro, assicurando una circolazione 'esoterica' degli scritti redatti a partire dalle sue lezioni /
insegnamenti. In questo caso il rifiuto socratico delle scrittura sarebbe mitigato da un forma mediata di
autorialità. v. il riferimento alle oltre quattrocento opere di Clitomaco, in cui egli « chiarificò il pensiero di
(Carneade) in DL IV, 67.
335 v. le traduzioni di E. Courbaud, ed., Ciceron, De l'orateur, Les Belles Lettres, Paris 1930, p. 28: "il adopta
comme méthode non point d'établir son opinion, mais au contraire de prendre celle qu'avaient énoncée les
autres et de la discuter" ; M.F. Richard, Classiques Garnier (1932): "Le premier, il eut recours à cette manière
bien socratique, non d'exposer son sentiment, mais au contraire de discuter celui d'autrui". Cfr. Rackham
(1942), p. 55: "he is said to have employed a remarkably attractive style of discourse in rejecting mental and
sensory judgement entirely and to have initiated the practice – an entirely Socratic one it is true – of not
stating his own opinion but arguing against the opinions fut forward by everyone else"; May, Wisse (2001), p.
245: "in this complete rejection of the mind and senses as instruments of judgements, he is said to have
employed an exceptionally charming manner of speaking, and also to have been the first to establish the
practice – although this was very characteristic of Socrates -, of not revealing his own view, but of always
arguing against any view that anyone else would assert"
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