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UNIVERSITÉ PARIS-SORBONNE POLEMONE L ... - e-Sorbonne

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testo ciò che distingue Speusippo, Senocrate e Polemone da Aristotele e Teofrasto<br />

è infatti che i primi sono 'rimasti' nell'Academia, mentre gli altri hanno adottoto<br />

un diverso 'metodo di insegnamento'.<br />

Il testo non esplicita le caratteristiche specifiche del 'metodo' aristotelico. Tuttavia<br />

si noti come in altri luoghi del corpus ciceroniano Aristotele viene<br />

inaspettatamente associato con la pratica didattica dell' in utramque partem<br />

disserere, v. De orat. III, 80: “Aristotelio more de omnibus rebus in utramque<br />

partem possit dicere et in omni causa duas contrarias orationes, praeceptis illius<br />

cognitis explicare...” 366 ; Fin. V, 10: “ab Aristoteleque principe de singulis rebus in<br />

utramque partem dicendi exercitatio es instituta”; il metodo ha come noto<br />

un'evidente utilità in ambito retorico e forense, dove lo sviluppo della capacità di<br />

anticipare le argomentazioni dell'avversario, esercitandosi nell'analisi di una<br />

questione da due opposti punti di vista, costituisce una parte importante della<br />

formazione del buon oratore. Tuttavia il metodo viene parimenti associato con la<br />

tradizione sofistica nella sua accezione più relativista e deteriore, nella misura in<br />

cui essa si avvale dei di/ssoi lo/goi, per portare ogni argomentazione dialettica ad<br />

un empasse, dove pro e contra hanno lo stesso peso. Esistono dunque<br />

storicamente due diversi approcci al metodo del discorso doppio, per cui da una<br />

parte la sua applicazione equivale ad esercitare la mente allo studio di “quod<br />

possit dicere” su ogni argomento, mentre dall'altra il suo uso corrisponde al<br />

trionfo del relativismo sofistico.<br />

L'associazione del metodo con Aristotele e la scuola peripatetica corrisponde<br />

verosimilmente a una dinamica di legittimazione del metodo stesso, che lo sottae<br />

all'infamante retaggio sofistico. Sembrerebbe inoltre che il metodo del discorso<br />

doppio a Roma portasse immediatamente alla mente i discorsi tenuti da Carneade<br />

in occasione dell'ambasciata del 155 a.C., che sembrano aver fornito all'èlite<br />

romana un'immagine del filosofo academico non diversa da quella di un<br />

qualunque sofista, potenzialmente dunque molto dannoso per l'educazione dei<br />

giovani 367 . Tuttavia l'uso ciceroniano del metodo, espressione di una particolare<br />

interpretazione dello scetticismo carneadeo, viene presentato come funzionale<br />

all'esplicitazione del probabile e del verisimile (v. De or. I, 158; Luc. 7-8; Off. II,<br />

366 Aristotele viene in generale associato da Cicerone con una maggiore apertura nei confronti della retorica di<br />

Isocrate e la cura per lo stile dell'argomentazione, v. e.g. De orat. III, 141.<br />

367 v. Cic., Rep. III, 9; III, 21; III, 29; Att. XII, 23, 2; Plut., Cato Maior 221; Macrobius, Satur. I, 13; Aelianus,<br />

Var.Hist. III, 17; cfr. Garbarino (1973), t. 1, testi 77-91. Cfr. Lévy (1992a), p. 34.<br />

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