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UNIVERSITÉ PARIS-SORBONNE POLEMONE L ... - e-Sorbonne

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toij kata£ fu/sin: texni/thj ga£r ou)=toj e(pigi/netai th=j o(rmh=j)." Dal<br />

passo di Diogene Laerzio si evince che ciò che contraddistingue l'azione in accordo<br />

con la natura dell'uomo in ambito stoico è la sua disposizione razionale, mentre il<br />

contenuto oggettivo dell'azione è assolutamente irrilevante.<br />

È difficile dunque considerare corretta la riduzione delle 'cose in accordo con la<br />

natura' a beni oggettivi, quando il loro valore è determinato solo dalla qualità di<br />

un'azione ovvero dalla disposizione interna dell'agente. Questo tipo di riduzione è<br />

verosimilmente funzionale alla presentazione di una posizione esterna allo stoicismo,<br />

come quella ad esempio di Antioco d'Ascalona. Ad essa dunque è possibile che<br />

faccia riferimento la terza posizione presentata nel frammento in oggetto.<br />

Coerentemente, allora, da una prospettiva che fa tesoro della riflessione stoica,<br />

contro Antioco viene riproposto l'argomento che gli stoici impiegavano contro i<br />

peripatetici: il dominio dell'etica deve coincidere con il dominio delle cose su cui<br />

l'uomo è responsabile, ovvero sulle quali può esercitare un controllo.<br />

Ad ampliare lo scenario qui proposto si consideri anche che la riduzione delle 'cose<br />

in accordo con la natura' a beni oggettivi può essere stata agevolata dalle<br />

conseguenze del complesso dibattito intorno alle cose 'indifferenti' (a)dia/fora). Già<br />

Aristone di Chio aveva criticato la distinzione già zenoniana, in base alla quale<br />

alcune azioni si dicono preferibili (prohgme/na), rispetto ad altre, anche se sempre<br />

'indifferenti' rispetto al conseguimento del fine, il quale invece dipende dalla sola<br />

virtù. La distinzione zenoniana avrebbe tentato di conciliare il criterio della virtù con<br />

la necessità di un orientamento pratico della vita dell'uomo e il discepolo<br />

'intransigente' si sarebbe invece opposto, presentando un etica della assoluta<br />

'indifferenza' (v. Ioppolo (1980), in part. p. 152 ss.). Successivamente i filosofi<br />

scettici dell'Academia avrebbero puntato il dito proprio su questo aspetto della teoria<br />

stoica per metterne in luce le contraddizioni interne. Testi che risentono certamente<br />

dell'influsso di questo intricato dibattito presentano talvolta le 'cose in accordo con la<br />

natura' come un sottoinsieme delle cose 'indifferenti'. In Giovanni Stobeo figura<br />

anche un breve elenco : (Anthol. II, 7, 7 a, p. 79 Wachsmuth – Dox. B) "Alcuni<br />

indifferenti sono in accordo con la natura, altri sono contrari alla natura, e altri<br />

nessuno dei due. Le seguenti sono in accordo con la natura: salute, forza, sensi<br />

integri e simili...". Nella polemica l'attenzione si sposta sugli oggetti e sulla<br />

possibilità di determinarne il valore oggettivo. La reticenza stoica ad attribuire lo<br />

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