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UNIVERSITÉ PARIS-SORBONNE POLEMONE L ... - e-Sorbonne

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( ) ». La tarda apparizione nella letteratura<br />

dell’aggettivo adottato da Diogene induce a pensare che la scelta lessicale propria di Antigono<br />

sia meglio testimoniata dal testo di Filodemo. In considerazione dell’alto carico filosofico del<br />

termine , si apre inoltre un ulteriore campo di indagine sulla più o meno marcata<br />

consapevolezza di Antigono riguardo le implicazioni filosofiche del lessico adottato. Si<br />

prenda allora in considerazione un ulteriore esempio di rilevante divergenza lessicale nelle<br />

fonti che si richiamano ad Antigono : come già accennato, Aristocle di Messene (ap.<br />

Eusebius) designa l’attitudine di Pirrone con il termine <br />

(« »), mentre in Diogene<br />

Laerzio il termine utilizzato è (« »). Nel caso in cui<br />

ci fidassimo della versione di Aristocle, dovremmo constatare una coincidenza lessicale<br />

importante nella costruzione delle due figure di Pirrone e Polemone nei resoconti biografici di<br />

Antigono 92 , mentre in alternativa, se volessimo ammettere da parte di Antigono l’uso del<br />

termine adiaphoria, così come in Diogene, ci troveremmo di fronte ad un chiaro esempio di<br />

uso accurato di una terminologia filosofica di tipo tecnico. La questione è complicata<br />

notevolmente dal fatto che i testi di Timone possono di fatto costituire il retroterra testuale per<br />

le scelte lessicali di Diogene Laerzio per la caratterizzazione che ci fornisce di Pirrone, ma i<br />

frammenti a nostra disposizione delle opere di Timone non corroborano né l’una, né l’altra<br />

terminologia. Pirrone è detto nei versi di Timone e(Silloi fr. 783), e la<br />

sua attitudine filosofica lo rende (Indalmoi fr. 842 l. 4). Se prendiamo in senso<br />

tecnico il terzo di questi aggettivi, forse avremmo una base per escludere che adiaphoria sia il<br />

termine adatto per descrivere l’attitudine filosofica di Pirrone, a meno di non voler ridurre il<br />

concetto di ugualianza perfettamente equilibrata a quello di indifferenza.<br />

In generale si nota che Antigono sottolinea con obiettività la particolare natura del genere di<br />

vita di Pirrone (v. le espressioni : «» e<br />

«» in D.L IX 64) e questo costituisce un elemento di riferimento<br />

implicito costante anche negli altri bioi.<br />

Il modo di condursi di Pirrone viene descritto 1) come marcatamente solitario<br />

(«» e «» 93 , D.L.<br />

IX 63), 2) perfettamente stabile (« » D.L. IX 63) e<br />

3) come capace di suscitare l’ammirazione dei singoli e della collettività (v. la menzione di<br />

Epicuro « » e del fatto che veniva tenuto in buona considerazione « »<br />

92 v. Spanneut (1996), p. 4643-4651.<br />

93 Decleva Caizzi (1981b), p. 159, ricorda come il verbo in Diogene Laerzio alluda a una voluta<br />

ricerca della solitudine e come oltre a Pirrone e Polemone questo venga applicato anche a Epimenide (I 112)<br />

ed Eraclito (IX 3). Per quanto riguarda invece il verbo si noti D.L. IX, 38 su Democrito.<br />

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