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UNIVERSITÉ PARIS-SORBONNE POLEMONE L ... - e-Sorbonne

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Aristippo 174 , nell’opera Sulla sensualità degli antichi, intendeva forse schernire il rapporto tra<br />

i due filosofi, quando dice che Polemone era ‘innamorato’ di Senocrate. Tuttavia nell’ottica<br />

dell’insegnamento socratico ogni trasmissione di conoscenze è da intendersi nei termini di un<br />

rapporto guidato dall’eros. Sono ben note le pagine del Fedro di Platone in cui Socrate mette<br />

in relazione l’esperienza dell’eros con la contemplazione dell’anima del corteo celeste degli<br />

dèi, per cui nell’amato si ricercano le caratteristiche del dio al cui seguito la nostra anima è<br />

stata nell’aldilà : « e dal momento che hanno contatto con lui, mediante il ricordo, essendo da<br />

lui invasati, assumono i suoi caratteri e le sue attività<br />

(), nella misura in cui all’uomo è<br />

possibile essere partecipe del divino. E poiché considerano l’amato causa di queste cose, lo<br />

amano ancora di più. E anche se attingono da Zeus, come le Baccanti, riversando ciò che<br />

attingono nell’anima dell’amato, lo rendono nella misura del possibile somigliantissimo al<br />

loro dio » 175 . Il cammino della conoscenza, ovvero, in questo contesto, dell’anamnesi delle<br />

realtà divine, passa per il rapporto con l’altro, con l’amato. Il rapporto di imitazione e<br />

assimilazione veicolato dall’eros è duplice : da un lato, l’eros risveglia il ricordo e permette di<br />

imitare i caratteri e le attività del divino, dall’altro, l’oggetto dell’eros è reso quanto più<br />

possibile simile al dio. L’amante e l’amato, il soggetto e l’oggetto, si confondono nelle due<br />

direzioni dell’assimilazione al divino che l’eros innesca. In ogni modo, sia che si ritenga<br />

opportuno tenere in considerazione l’elemento dell’eros nel rapporto tra Polemone e<br />

Senocrate, sia che non ci si voglia fidare per niente dello Pseudo-Aristippo, Diogene Laerzio<br />

puntualizza che Polemone certamente si ricordò sempre di Senocrate e « conservò come lui<br />

quel tono di semplicità, di austerità e di gravità, che è tipico dell’armonia dorica » 176 . Il<br />

rapporto con il maestro si configura dunque come un rapporto di imitazione dell’attitudine<br />

morale del maestro. Il discepolo segue da vicino il maestro, imparando direttamente dai suoi<br />

atteggiamenti e dalle sue abitudini, prima ancora che dalla sua produzione teorica e dalle sue<br />

lezioni.<br />

Dalla ‘vita di Senocrate’ è possibile inoltre ricavare numerosi elementi che anticipano<br />

174 su Pseudo-Aristippo che scrisse un’opera contro i filosofi, v. anche Giannantoni (1990), vol. I frr. 151-158,<br />

vol. IV, p. 164, n. 16; Dorandi (2007), pp. 157-172.<br />

175 Plato, Phaedrus 253 a 2 – b 1. tr. it. a cura di G. Reale in: Platone, Fedro, Milano 1993.<br />

176 D.L. IV 19 = Antigone fr. 9B Dorandi:<br />

«<br />

». cfr. Philod., Acad. Hist., col. XIV, 41-45 = Antigone fr. 9A Dorandi:<br />

«<br />

».<br />

L’espressione « » ha dato luogo a traduzioni divergenti: M. Isnardi Parente traduce:<br />

«sembra che amasse Senocrate ingenuamente come un fanciullo…»; molto meno enfatica la traduzione di<br />

Dorandi: « Ovviamente anche da giovane ammirò Senocrate, cosa che risulta da quanto dice in sua lode e in<br />

ogni cosa imitò il suo comportamento». M. Isnardi Parente opta per l’accentuazione del significato negativo<br />

dell’avverbio, per evitare un conflitto con la tradizione che fa di Polemone un giovinetto dissoluto, v. Isnardi<br />

Parente (1982), Commento: (a) Testimonia, p. 4, n. 14.<br />

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