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UNIVERSITÉ PARIS-SORBONNE POLEMONE L ... - e-Sorbonne

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semplice aspetto (esteriore) della filosofia è capace di trasformare chi la guarda. L'incontro tra<br />

Polemone e il suo maestro viene introdotto in questo contesto come l'accesso ad un'immagine<br />

della vita di Senocrate in comunione con la filosofia : « Quando Polemone Attico, che per<br />

lungo tempo si era divertito fra bagordi, canti e bevute, vide la filosofia vivere in comunione<br />

intima con Senocrate, furono completamente dimenticati e scomparvero dall’animo suo i<br />

canti, gli amori volgari, i festini ». Il testo contiene numerosi riferimenti ad una dimensione<br />

iniziatica dell’incontro con la filosofia 167 : l’affinità tra la scelta di una vita filosofica e<br />

l’accesso a una religiosità misterica è chiaramente esplicitato. La lettura dell’episodio di<br />

Polemone da parte di Temistio è dunque fortemente guidata da una concezione della<br />

dimensione esoterica del discorso filosofico, da comprendersi in relazione al contesto<br />

filosofico e culturale a cui Temistio appartiene. Il testo gioca inoltre su una falsa dicotomia tra<br />

interno ed esterno: la descrizione dell’aspetto esteriore della filosofia personificata è da<br />

intendersi come descrizione dell’effetto interiore che l’insegnamento filosofico ottiene; gli<br />

attributi di ordine e misuratezza si riferiscono in realtà al modo di vita e alla disposizione<br />

dell’anima, spontaneamente assunti da colui che si dedica alla filosofia. La vicenda di<br />

Polemone sta ad illustrare dunque il fatto che entrare in contatto con la filosofia corrisponde<br />

ad un abbandono repentino di ogni disordinata abitudine, sia interiore che esteriore.<br />

Tornando a seguire la fortuna della ‘conversione’ di Polemone in ambito cristiano, ci si<br />

imbatte nella lettura di un carme di Gregorio di Nazianzo (330-390 d.C) 168 (T. 15). Il vescovo<br />

cappadoce ha inserito un riferimento alla vicenda di Polemone, all’interno della sua ampia<br />

produzione in versi, in riferimento al tema della ‘continenza’. È abitudine stilistica di<br />

Gregorio di Nazianzo quella di fare ricorso ad exempla del mondo pagano, per introdurre un<br />

tema sul quale la dottrina cristiana fornisce, dal suo punto di vista, la più alta trattazione e la<br />

più coerente delle soluzioni. In questo caso l’esempio di Polemone e quelli che lo precedono<br />

stanno a mostrare che, per quanto la caratterizzazione della divinità presso i greci sia<br />

assolutamente rigettabile, la tradizione antica offre dei messaggi sulla vita virtuosa di cui il<br />

cristiano può far tesoro. L’educazione di Gregorio, in parte avvenuta anche ad Atene<br />

all’insegna della cultura classica, lo spinge a cercare i punti di incontro tra la morale degli<br />

antichi e la morale cristiana. L’autore dunque non nega che il tema della ‘continenza’ era caro<br />

anche ai greci, in particolare in ambito filosofico, e cita i nomi di Senocrate, Epicuro e<br />

Polemone come esempi di coloro che « amano questa virtù ». Su Senocrate viene narrato<br />

167 Si veda l’insistenza sul vocabolario della ‘visione’ («»; «»; «<br />

»), in opposizione alla ‘indicibilità’ della bellezza (« »), come anche i riferimenti alla<br />

‘purissima filosofia’ («») e all’iniziazione ai ‘misteri divini’<br />

(«»).<br />

168 Gregorius Nazianzenus, Carmen I, 2, 10: de virtute, tr. it. in Gregorio Nazianzeno, Poesie, a cura di C.<br />

Moreschini, I. Costa, C. Crimi e G. Laudizi, Città nuova ed., Roma 1994. vv. 793-807 = Polemo fr. 30<br />

Gigante.<br />

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