UNIVERSITÉ PARIS-SORBONNE POLEMONE L ... - e-Sorbonne

Antioco non significa poter indulgere nella tentazione di far dei testi di Antioco il
principale ed unico modello per la produzione filosofica ciceroniana. Sebbene Antioco
venga presentato come un filosofo di grandissimo rispetto (Leg. I, 54: « A.: Ergo
adsentiris Antiocho, familiari meo (magistro non audeo dicere) quocum vixi, et qui me ex
nostris paene convellit hortulis deduxitque in Academiam perpauculis passibus. M.: Vir
iste fuit ille quidem prudens et acutus et in suo genere perfectus mihique, ut scis,
familiaris; cui tamen ego adsentiar in omnibus necne mox videro »; Brutus 315: « cum
Antiocho veteris Academiae nobilissimo ac prudentissimo philosopho... »; Luc. 113 = T.
38 : « Antiochus (...) qui me valde movet, vel quod amavi hominem, sicut ille, me, vel quod
ita iudico, politissimum et acutissimum omnium nostrae memoriae philosophorum »;
Luc. 4: “Cum autem e philosophis ingenio scientiaque putaretur Antiochus Philonis
auditor excellere (...)”; Luc, 63: “nec mirum nam numquam arbitror contra Academiam
dictum esse subtilius”; Luc. 69: “Quamvis igitur fuerit acutus, ut fuit, tamen inconstantia
levatur auctoritas”; Fin. V, 75: “sed haec a Antiocho, familiari nostro, dicuntur multo
melius et fortius quam a Stasea dicebantur”) 54 , è anche vero però che Cicerone si sforza
nella sua produzione filosofica di precisare la sua distanza rispetto alle tesi di Antioco. In
ambito epistemologico Cicerone contesta la retroproiezione antiochea del dogmatismo
stoico sul pensiero degli antichi Academici (v. Luc. 113 = T. 38). In ambito etico invece
contesta la coerenza della distinzione antiochea tra vita beata e vita beatissima, come
anche il tentativo di mantenere insieme il principio dell'autarchia della virtù e la presenza
di altri beni oltre alla virtù nella definizione del sommo bene (Tusc. V, 30 = T. 52). Non
sembrerebbe tuttavia corretto affermare che l'attitudine filosofica di Cicerone nei confronti
di Antioco è puramente critica. Esistono infatti interessanti punti di convergenza tra
l'interesse di Antioco per la tradizione antica, in particolare per la possibilità di riunire su
un unico fronte l'istanza academica e l'istanza peripatetica, e l'interesse di Cicerone per il
patrimonio culturale che la medesima doppia tradizione mette a disposizione (v. Fin. V, 7-
8 : "Ex eorum enim scriptis et institutis cum omnis doctrina liberalis, omnis historia,
omnis sermo elegans sumi potest, (...). Atque ego: Scis me, inquam, istud idem sentire,
Piso, sed a te opportune facta mentio est", cfr. commento a T. 49; cfr. anche Fin. IV, 4: "a
veteribus Peripateticis Academicisque, qui re consentientes vocabulis differebant, eum
54 Elementi ricorrenti dei giudizi di Cicerone su Antioco sono il motivo dell'amichevolezza dei rapporti: v. familiari
Ac.libri I, 13; Leg. I, 54; Fin. V, 75; e le sue grandi capacità retoriche-argomentative (prudens e acutus sono
aggettivi ricorrenti (cfr. piqano/n - deino/n); anche le testimonianze di Plutarco menzionano la qualità del suo
parlare (Plut. Cic. 4, 1: « τῇ μὲν εὐροίᾳ τῶν λόγων αὐτοῦ καὶ τῇ χάριτι κηλούμενος »), aggiungendo anche un
riferimento alle capacità retoriche e politiche di Antioco (Plut. Cic. 4.4: “αὖθις ὥσπερ ὄργανον ἐξηρτύετο τὸν
ῥητορικὸν λόγον καὶ ἀνεκίνει τὴν πολιτικὴν δύναμιν”).
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