UNIVERSITÉ PARIS-SORBONNE POLEMONE L ... - e-Sorbonne

Theophrastus, excellentes viri cum subtilitate, tum copia, cum philosophia dicendi
etiam praecepta coniunxerint";
È doveroso notare in questo contesto che per quanto Socrate sia denunciato come
il responsabile della scissione tra eloquenza e filosofia, è allo stesso tempo proprio
Socrate l'incarnazione del connubio tra le due: v. De orat. III, 60: "Quorum
princeps Socrates fuit, is qui omnium eruditorum testimonio totiusque iudicio
Graeciae cum prudentia et acumine et venustate et subtilitate, tum vero
eloquentia, varietate, copia quam se cumque in partem dedisset omnium fuit
facile princeps"; la conservazione di traccie di profonda abilità retorica nelle
figure di Aristotele, Teofrasto e Carneade coincide dunque, nella personale
rielaborazione di Cicerone della storia della filosofia, con la trasmissione di un'
eredità socratica; v. Long (1995), p. 51.
Altro topos dei testi ciceroniani è la radicale differenza tra il rapporto dei filosofi
peripatetici con l'oratoria e quello invece intrattenuto dai filosofi stoici, come ad
esempio Crisippo; il conflitto viene riassunto con la seguente domanda retorica:
"Quid ergo interest aut qui discernes eorum, quod nominavi, in dicendo
ubertatem et copiam ab eorum exilitate, qui hac dicendi varietate et elegantia non
utuntur?" (De orat. I, 50); cfr. Brut. 44: "Huius (scil. Pericles) ubertatem et
copiam admiratae".
È invece ricorrente l'elogio dell'eloquenza aristotelica: v. Luc. 119: "flumen
orationis aureum Aristoteles"; [cfr. Luc. 135:"Crantoris... aureolus...libellus"];
Brut. 121: "Quis Aristotele nervosior, Theophrasto dulcior?"; Or. 62: "et
Theophrastus divinitate loquendi nomen invenit et Aristoteles Isocratem ipsum
lacessivit"; Top. 3; a proposito di Teofrasto si veda anche Ac.libri I, 33:
"Theophrastus autem, vir et oratione suavis et ita moratus...". La fonte di un
simile giudizio deve essere verosimilmente rintracciata negli exoterica di
Aristotele, piuttosto che nelle opere scolastiche a noi parvenute. Il potenziale
d'eloquenza messo a disposizione da Aristotele non si limita tuttavia solo allo stile
dei suoi scritti, ma viene esplorato anche nell'ambito della trattatistica specifica
delle discipline retoriche. Aristotele e la sua scuola sembrano infatti essersi
imposti nella tradizione di codificazione dell'arte del discorso: v. De orat. I, 43:
"Peripatetici autem etiam haec ipsa, quae propria oratorum putas esse adiumenta
atque oranamenta dicendi, a se peti vincerent oportere; ac non solum meliora,
sed etiam multo plura Aristotelem Theophrastumque de istis rebus quam omnis
dicendi magistros scripsisse ostenderent".
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