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UNIVERSITÉ PARIS-SORBONNE POLEMONE L ... - e-Sorbonne

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dibattito. Inoltre il senso di numerare contribuisce a veicolare l'idea che la<br />

concezione dei beni e dei mali della tradizione academico-peripatetica avvenga<br />

attraverso la compilazione di una lista, la quale in realtà presuppone per essere stilata<br />

una definizione di che cosa sia 'bene' e che cosa sia 'male'. Il momento preliminare<br />

della definizione tuttavia passa in assoluto secondo piano nei resoconti ciceroniani e<br />

quel che rimane sono solo le liste, v. T. 42 = Fin. II, 34-35 : non membra, non<br />

sensus, non ingeni motum, non integritatem corporis, non valetudinem<br />

[corporis]...<br />

La lista dei beni e dei mali viene verosimilmente compilata dal punto di vista<br />

dell'etica academico-peripatetica a partire dal canone imposto dallo sviluppo naturale<br />

dell'essere umano, per cui 'bene' è tutto ciò che contribuisce a salvaguardare lo<br />

sviluppo delle facoltà fisiche ed intellettuali dell'uomo. 'Male' invece ciò che nuoce al<br />

medesimo sviluppo.<br />

La forma statica della lista, verosimilmente, fa in modo che in ultima istanza, il<br />

termine 'bene' venga applicato a quegli elementi considerati parte del 'corredo<br />

naturale' dell'uomo: la forza fisica, le capacità sensoriali, il buon funzionamento di<br />

ogni parte dell'organismo, la bellezza del corpo, etc.<br />

In sé e per sé considerare la salute del corpo, ad esempio, un bene ha un immediato<br />

risvolto pratico, nella misura in cui permette di orientare l'azione in rapporto alla<br />

conservazione del bene, cercando di evitarne nei limiti del possibile il<br />

danneggiamento. Ma non è in rapporto al contesto pratico che la lista academico-<br />

peripatetica dei beni e dei mali viene qui presa in considerazione. Ogni elemento<br />

della lista viene infatti innalzato al livello di requisito di base per la felicità del<br />

saggio. Il solo figurare all'interno della lista equivale ad essere incluso in una<br />

definizione cumulativa della felicità, la quale di conseguenza risulta mutilata<br />

dall'assenza di uno qualsiasi degli elementi.<br />

– idem dicant semper beatum esse sapientem: la tesi che il saggio sia sempre<br />

felice è corollario della tesi stoica per cui la virtù è l'unico bene. Nel perfetto<br />

controllo del soggetto su tutti i requisiti della felicità risiede infatti la specificità<br />

teorica dell'etica stoica. L'inclusione nella formula del telos academico-peripatetica<br />

di altri elementi oltre la virtù sembra invece determinare un conflitto radicale con la<br />

tesi della perfetta felicità del saggio. La figura del saggio è all'interno delle riflessioni<br />

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