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UNIVERSITÉ PARIS-SORBONNE POLEMONE L ... - e-Sorbonne

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dibattito (Fin. III, 41: "His igitur ita positis, inquit, sequitur magna contentio, quam<br />

tractatam a Peripateticis mollius (...) [I fase] Carneades tuus (...) propterea quod pugnare<br />

non destitit in omni hac quaestione, quae de bonis et malis appelletur, non esse rerum<br />

Stoicis cum Peripateticis controversiam, sed nominum [II fase]"), sforzandosi di mostrare<br />

come nell'insieme della teoria etica stoica (Fin. III, 14: "totam Zenonis Stoicorumque<br />

sententiam") possano coesistere il principio fondamentale che la virtù è l'unico bene e un<br />

criterio oggettivo di scelta fondato sulla natura, senza del resto far concessioni alla<br />

posizione peripatetica.<br />

La rievocazione delle fasi più antiche del dibattito etico (tra III e II secolo a.C. : stoici vs<br />

peripatetici; Carneade vs stoici) non svolge una funzione meramente storiografica.<br />

L'intento di Cicerone non è quello di istruire il pubblico romano sulla storia dei dibattiti<br />

filosofici, quanto piuttosto quello di fornire le coordinate indispensabili alla comprensione<br />

del dibattito più recente ovvero dell'operazione filosofica di Antioco d'Ascalona. Poiché la<br />

storiografia antiochea riprende i metodi e le categorie concettuali carneadee, attingendo<br />

così dal repertorio argomentativo academico in cui si è svolta la sua formazione, il testo<br />

ciceroniano ha bisogno di dare testimonianza delle fasi precendenti del dibattito<br />

intrascolastico, in cui i medesimi metodi e il medesimo arsenale concettuale servivano gli<br />

scopi dello 'scetticismo' academico, affinché appaia chiaramente al lettore l'originalità o<br />

rivoluzionarietà rispetto alla tradizione precedente degli esiti 'dogmatici' dell'operazione di<br />

Antioco, la quale costituisce dunque in piena regola una III fase di dibattito; Antioco<br />

infatti rilegge la provocazione carneadea in chiave positiva e intende attraverso di essa<br />

consolidare il terreno di incontro tra la tradizione platonica e la tradizione stoica,<br />

tracciando tra le due una linea di continuità, la quale risulta al contempo funzionale alla<br />

sua lettura dogmatica della prima fase della storia dell'Academia. Ne risulta che al<br />

contesto polemico di opposizione tra l'istanza peripatetica e l'istanza stoica va ad<br />

aggiungersi un nuovo interlocutore, l'istanza vetero-academica, la quale viene detta<br />

coincidere con quella peripatetica, permettendo una trasformazione radicale dei rapporti di<br />

antagonismo tra i due agenti del dibattito: i due avversari filosofici vengono infatti<br />

inquadrati nella medesima relazione di filiazione filosofica rispetto alla tradizione<br />

platonica; Aristotele e i peripatetici in virtù del rapporto di diretta discepolanza con<br />

Platone; gli stoici in virtù di un - vero o presunto - rapporto maestro - discepolo tra<br />

Polemone e Zenone. La sovrapposizione di piani polemici risulta in ultima istanza cruciale<br />

per la comprensione dell'operazione filosofica di Antioco.<br />

lii

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