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UNIVERSITÉ PARIS-SORBONNE POLEMONE L ... - e-Sorbonne

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collo di nascosto (« furtim » v. 256). Inoltre la forma esortativa attraverso la quale viene<br />

introdotto l’episodio (« quaero faciasne…ponas… ») dà un tono protrettico al passaggio,<br />

mentre i due participi « mutatus » (v. 254) e « correctus » (v. 257) pongono al centro l’effetto<br />

trasformante della parola (« voce » v. 257) del buon maestro. Si noti che nel finale della satira<br />

Orazio, invece, si sottrae in modo deciso alla sfilza di consigli e rimproveri di Demasippo su<br />

come dovrebbe condursi, ribaltando così ancora una volta la prospettiva della satira con le<br />

parole: « dalla tua grande follia assolvi la mia, che è minore! ».<br />

Quando poi, a distanza di all’incirca tre secoli, Pomponius Porphyrion (grammatico latino<br />

vissuto tra II e III secolo d.C.) commenta l’espressione « mutatus Polemon » della satira di<br />

Orazio 153 (T. 4), riporta l’episodio secondo le linee della narrazione d'origine antigonea ed<br />

enfatizza l’effetto coercitivo del discorso di Senocrate contro la lussuria (coegit Polemonem<br />

paenitere sui). Sebbene riportato alle circostanze descritte dal resoconto biografico, il relativo<br />

isolamento dell'episodio produce un’enfatizzazione tale da definirne i contorni iconografici di<br />

cui la letteratura posteriore si approprierà.<br />

Polemone figura inoltre nella fortunata epitome di Valerio Massimo (I secolo d.C), (T. 5)<br />

come illustre esempio di ‘mutamento di abitudini’ 154 proveniente dal mondo greco, che<br />

dovrebbe esortare il lettore a pensare « sempre a migliorarsi, ricordando che è stolto<br />

condannarsi anzitempo a perpetua infelicità» : Il retore latino offre una descrizione della scena<br />

dell’incontro tra Senocrate e Polemone sostanzialmente concorde con quella descritta da<br />

Diogene Laerzio, sebbene sia di gran lunga più ricca di elementi drammatici: Polemone aveva<br />

banchettato tutta la notte e che al sorgere del sole passa quasi per caso di fronte all’abitazione<br />

di Senocrate e vi fa inconsideratamente irruzione. Valerio Massimo si sofferma sui dettagli<br />

delle vesti trasparenti di Polemone e sul fatto che non si accontenta di entrare ma insiste anche<br />

nel sedersi tra i dotti creando il più grande disturbo. Senocrate non si scompone minimamente<br />

e comincia a parlare della modestia e della temperanza. Le parole del filosofo hanno un effetto<br />

trasformante pressoché costrittivo (« cuius gravitate sermonis resipiscere coactus ») sul<br />

giovane ubriaco e quest’ultimo gradualmente cambia atteggiamento, si toglie la corona,<br />

spinge il braccio dentro il mantello, cambia espressione del volto, fino ad abbandonare « ogni<br />

lussuria », « guarito dalla saluberrima medicina di un solo discorso ». Sempre in primo piano<br />

stanno il riferimento al comportamento sfacciatamente sfrenato di Polemone e all’effetto<br />

trasformante delle parole del filosofo capaci di determinare un cambiamento radicale nel<br />

153 Porphyrion, Ad. Hor. Sat. II 3, 254; testo in O. KELLER (ed.), Pseudoacronis Scholia in Horatium vetustiora,<br />

II vol.: Schol. in sermones, epistulas artemque poeticam, Leipzig 1902-1904; tr. it. v. Isnardi Parente (1982),<br />

http://rmcisadu.let.uniroma1.it/isnardi/fronte02.htm, ‘Commento: (a) Testimonia’,Test. 49, p. 28. = Polemo<br />

fr. 19 Gigante.<br />

154 Valerius Maximus, Factorum et dictorum memorabilium, liber VI, 9 : De mutatione morum aut fortunae, tr.<br />

it. in Valerio Massimo, Detti e fatti memorabili, a cura di R. Faranda,Utet, Torino 1971. = Polemo fr. 20 Gigante<br />

= Senocrate Test. 51 Isnardi Parente.<br />

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