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UNIVERSITÉ PARIS-SORBONNE POLEMONE L ... - e-Sorbonne

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linea interpretativa, come ammesso dal suo autore, è in diretto rapporto con una piena<br />

rivalutazione dell'operazione storiografico-ermeneutica di Antioco d'Ascalona. In entrambi<br />

i casi (nella lettura di Sedley, come nei resoconti antiochei) si tratta di determinare quale<br />

sia la portata della filiazione filosofica dello stoicismo dalla filosofia vetero-academica.<br />

Tuttavia se uno storico moderno del pensiero filosofico ha generalmente come scopo la<br />

ricostruzione delle dinamiche d'evoluzione del pensiero riscontrabili attraverso i testi,<br />

niente impedisce che invece un interprete antico del platonismo, come Antioco, si avvalga<br />

della storiografia innanzitutto come di uno strumento ermeneutico e di legittimazione<br />

dottrinale. La particolarità della prospettiva di Sedley è proprio quella di voler enfatizzare<br />

la possibilità teorica di una derivazione diretta dai testi dei filosofi antichi delle posizioni<br />

assunte da Antioco. Non c'è motivo per cui Antioco dovesse presentare una 'ricostruzione<br />

storica' falsa, si può argomentare, perché sarebbe stato controproducente per la sua<br />

posizione. Ma rimane da provare se lo scopo di Antioco fosse davvero quello di produrre<br />

una 'ricostruzione storica' che venisse accolta come pienamente attendibile, oppure, se, al<br />

contrario, intendesse presentarsi come un interprete, capace di avvalersi<br />

contemporaneamente dei punti di forza delle maggiori tradizioni filosofiche, per risolvere<br />

quelle questioni a lungo dibattute nel periodo ellenistico. Dall'indagine svolta in questo<br />

lavoro si ricava la convinzione che, quando Antioco insiste sul legame discepolo-maestro<br />

tra Zenone e Polemone, al lettore venga in realtà presentata una riscrittura delle dinamiche<br />

di filiazione filosofica, ovvero una '(ri-)costruzione filosofica', che intende legittimare il<br />

'ritorno agli antichi' di Antioco, come soluzione delle inconsistenze (o paradossalità) della<br />

dottrina etica stoica. La propaganda di Antioco equivale a dire che ogni divergenza<br />

filosofica (diaphonia) può essere risolta ritornando ad un nucleo filosofico (platonico)<br />

originario, su cui si trovano allineati academici e peripatetici, e di cui gli stoici avrebbero<br />

potuto ritrovarsi legittimi eredi, se solo Zenone non avesse deviato in alcuni punti dagli<br />

insegnamenti del maestro Polemone. Per provare la sua tesi Antioco ha evidentemente<br />

bisogno di adeguare questo 'nucleo originario' alle esigenze del dibattito a lui<br />

contemporaneo ovvero di 'ricostruire' la risposta degli antichi academici ad interrogativi a<br />

loro posteriori. L'adozione dunque di elementi stoici sia nell'ambito etico che nell'ambito<br />

fisico, nei discorsi di matrice antiochea, non va allora intesa né come una contraffazione<br />

sincretica di più tradizioni tra loro estranee, né come la ripresa filologicamente accurata di<br />

tutti i punti in cui il pensiero degli antichi scolarchi poteva aver anticipato le posizioni<br />

stoiche, quanto piuttosto come la riformulazione in termini contemporanei di una posizione<br />

teorica, che superi i limiti della posizione stoica e al contempo venga riconosciuta come<br />

legittima erede del platonismo. Per queste ragioni, in conclusione, in assenza di una<br />

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